Comunicato n. 36\2009 adesione manifestazione di Amantea
Dopo la vicenda, a tratti incresciosa, verificatasi martedì a Roma, è necessario per tutti, in particolare per il centrodestra calabrese, capire che non è più tempo per battibecchi politici. Da calabrese (tra l’altro originario di Amantea, una delle zone più colpite dagli ultimi risvolti della storia delle navi dei veleni) ho un solo desiderio: sapere la verità. E saperla in tempi brevi. Certo, la discussione colorita di martedì -avvenuta dopo ore di anticamera a cui i sindaci delle nostre zone si sono sottoposti- tra Silvestro Greco, l’assessore regionale all’Ambiente, e il sottosegretario Roberto Menia ha dell’inquietante. Perché prova che un problema comune è diventato oggetto di divisioni e di scontri. Ma a chi possiamo attribuire la responsabilità di tutto ciò? Di chi è la colpa se l’incertezza e la paura dei calabresi sono diventate una tigre elettorale a esclusivo beneficio del centrosinistra? Non mi allontano dal vero se affermo che una buona fetta di responsabilità ce l’hanno gli esponenti del centrodestra calabrese. Da loro, solo flebili reazioni. Solo un affidarsi al governo nazionale. Mentre in queste ore attendo che la nave oceanografica inviata dal governo nazionale inizi le ricerche, mi sorge spontanea una riflessione: se il governo nazionale risolverà o chiarirà questa vicenda sarà solo per una sua iniziativa unilaterale, a cui i rappresentanti del Pdl calabrese non hanno assolutamente contribuito. Prova ne sia che le navi dei veleni sembrano essere assenti dall’agenda politica del centrodestra che si candida a governare la nostra Regione. Io sabato andrò ad Amantea. Come cittadino, anche di quella città, e come coordinatore di Fare ambiente, il movimento ecologista che mi onoro di rappresentare. Pazienza, se mi vedranno con i Franceschini e i Di Pietro: la colpa non è mia. Ma di chi, disinteressandosi nella sostanza della gravità di questa situazione, l’ha lasciata alla capace propaganda della sinistra. Nonostante i miei sforzi, tranne agli On. li Tassone e Laratta, non riesco a trovare proprio un parlamentare calabrese che abbia fatto rumore su questa vicenda come invece ha fatto Luca Barbareschi. Che calabrese non è. Certo, è increscioso constatare che grazie all’assenza dei parlamentari e dei consiglieri regionali calabresi, molti esponenti del nostro Pd che, all’epoca dei fatti, avevano responsabilità istituzionali sotto altre sigle, riusciranno a rifarsi una verginità e, peggio ancora, a riaccreditarsi agli occhi di un elettorato a cui dovrebbero chiedere scusa. Ma non è colpa mia se Barbareschi è stato più attivo di tanti altri. Né se l’unica calabrese a puntare il dito e a pestare i piedi in tempi non sospetti è stata Angela Napoli. La verità è che a livello locale si sta configurando uno strano “bipolarismo”: tra chi minimizza il problema, salvo rivenderlo in Europa moltiplicato per cento e chi lo esaspera, forse perché quando non si è ascoltati l’unico modo per farsi sentire è urlare. In tutto questo, mi sarei aspettato qualcosa di più da Scopelliti, ovvero che l’ambiente fosse messo in primo piano nell’agenda politica di chi si candida a governare la Calabria per i prossimi cinque anni, soprattutto in questo momento delicato e di così grave emergenza per la nostra regione.
Alla tutela dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico e naturalistico sono legati i destini della nostra regione, la cui economia dipende in larga misura dal turismo, dalla pesca e dall’agricoltura.
Cosenza, 20 ottobre 2009
Il coordinatore Regionale di Fare Ambiente
Avv. Antonio Iaconetti
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