martedì 29 settembre 2009

RIFIUTI: FARE AMBIENTE, GOVERNO DICHIARI STATO EMERGENZA

RIFIUTI: FARE AMBIENTE, GOVERNO DICHIARI STATO EMERGENZA
CATANZARO
(ANSA) - CATANZARO, 29 SET - ''Chiediamo un intervento deciso del Governo affinche' dichiari lo stato di emergenza ambientale per la Calabria e provveda alla bonifica ed alla messa in sicurezza del territorio''. E' quanto sostiene il coordinatore regionale di Fare Ambiente, Antonio Iaconetti, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio ed al Ministro dell'Ambiente.
''Siamo convinti - aggiunge Iaconetti - che un'azione rapida ed efficace potra' riscattare le omissioni del passato, facendo sentire questa terra come parte di quello Stato che oggi i calabresi avvertono con sempre maggiore lontananza. Il profondo disagio in cui versa la Calabria richiede interventi rapidi ed urgenti a tutela e salvaguardia della salute dei cittadini e dell'economia dell'intera regione. In parti consistenti del territorio e' stata accertata la presenza di materiale fortemente tossico ed in alcune zone, come nell'area attraversata dal torrente Oliva, che sfocia nel mar Tirreno, i tecnici dell'Arpacal, oltre a sostanze fortemente nocive, come cobalto, rame, berillio, stagno, hanno registrato la presenza di cesio 137 che e' un elemento radioattivo. Forte preoccupazione ha destato il ritrovamento, nelle acque cosentine antistanti Cetraro, del relitto di una nave, probabilmente la Cunski, che secondo un'inchiesta della magistratura che si avvale delle dichiarazioni di un pentito di 'ndrangheta, conterrebbe fusti di fanghi radioattivi''.
Secondo Iaconetti, ''anche sulla fascia jonica la situazione e' gravissima. A Crotone il porto, i ponti e viadotti, i piazzali attrezzati, le caserme e le piste ciclabili, le strade ed i palazzi, sarebbero stati costruiti utilizzando il famigerato conglomerato idraulico catalizzato, materiale rilevatosi radioattivo e nocivo per la salute e che potrebbe essere la causa dell'elevato numero di patologie tumorali nella popolazione. I calabresi sono allarmati, oltre che per la salubrita' del mare e del territorio, anche per le ricadute negative gia' avvertite nel comparto turistico, nell'agricoltura, nella pesca''.
''Ed e' per questo - conclude Iaconetti - che, contestualmente, chiediamo che venga istituita una commissione d'inchiesta per accertare fatti, comportamenti e responsabilita', al fine di approntare quegli strumenti tecnici e legislativi che impediscano il ripetersi di accadimenti del genere''. (ANSA).

COM-DED/MED
S45 QBXU

RICHIESTA D'INTERVENTO URGENTE RICHIESTA ALL'ON. BERLUSCONI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Ill.mo On. Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
P.zza Colonna, 370
00187 Roma

Ill.mo On. Stefania Prestigiacomo
Ministro dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare
Via Cristoforo Colombo, 44
00147 Roma

LL. SS.


Desidero rappresentare alle SS.LL. ill.me il profondo disagio in cui versa la Calabria e chiedere interventi rapidi ed urgenti a tutela e salvaguardia della salute dei cittadini, nonché dell’economia dell’intera regione.
In parti consistenti del nostro territorio è stata accertata la presenza di materiale fortemente tossico ed in alcune zone, vedi torrente Oliva, è stata registrata dai tecnici dell’Arpacal, oltre alla presenza di sostanze altamente nocive, come cobalto, rame, berillio, stagno, anche e soprattutto la presenza di cesio 137 che è un elemento radioattivo.
La città di Crotone sta vivendo una pagine triste della propria storia.
Una indagine portata avanti dalla Procura della Repubblica Pitagorica ha accertato che il porto, i ponti e viadotti, i piazzali attrezzati, le caserme e le piste ciclabili, le strade ed i palazzi, sono stati costruiti utilizzando il famigerato conglomerato idraulico catalizzato (CIC), materiale rilevatosi radioattivo e, non a caso, a Crotone si registra un elevato numero di patologie tumorali.
I calabresi sono allarmati anche per la salubrità dei loro mari e anche per le ricadute negative che ciò comporta per le attività turistiche e quelle legate alla pesca.
Forte preoccupazione ha destato il ritrovamento, nelle acque antistanti Cetraro, del relitto di una nave, probabilmente la Cunski che, a detta di un pentito di ‘ndrangheta, conterrebbe fusti di fanghi radioattivi.
Ma potrebbe non essere la sola.
Infatti è da tempo che si parla dell’affondamento di altre navi :
• nel maggio del 1979 la nave ARGO, veniva colata a picco al largo di Locri e contenente 900 tonnellate di solfato ammonico;
• nel mar tirreno sulle coste calabresi nell’ottobre 1986, affondava la nave “Mikigan”, contenete granulato di marmo;
• nel settembre del 1987, a 50 km a sud di Reggio Calabria si registra l’ affondamento della nave “Rigel”, contenente probabilmente rifiuti tossici, nave nel cui diario di bordo fu rinvenuto una copia del certificato di morte di Ilaria Alpi, la giornalista RAI misteriosamente uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadiscio assieme a Miran Hrovatin: i due erano venuti a conoscenza di uno strano traffico di rifiuti tossici tra Italia e Somalia e per questo sarebbero stati eliminati;
• nel dicembre del 1988, nello Ionio meridionale veniva affondata la nave “Four Star I” contenente sostanze tossiche.
Per cui, riteniamo necessario che si provveda a scandagliare i nostri mari per accertare, una volta per tutte, la presenza o meno di tali bombe ecologiche.
Che si provveda, inoltre, a censire tutte le discariche e i siti che presentano inquinamenti di sostanze altamente tossiche e\o radioattive al fine di approntare tutte quelle azioni necessarie a tutela della salute pubblica.
Che venga dichiarato lo stato d’emergenza ambientale, con tutte le conseguenze che a ciò ne consegue.
Chiediamo al Governo un’azione rapida ed immediata che riscatti le omissioni del passato e faccia sentire questa terra come parte di quello Stato che oggi tutti noi sentiamo sempre più lontano.
I cittadini calabresi aspettano e pretendono un intervento che ponga fine ad un’emergenza che persiste da anni, pretendono chiarezza su tante inchieste che riguardano traffici di rifiuti pericolosissimi, finite nel nulla.
Si insista e si chieda che venga istituita una commissione d’inchiesta per accertare fatti, comportamenti e responsabilità, al fine di approntare quegli strumenti tecnici e legislativi affinché fatti del genere non accadano mai più.
E, soprattutto si informi la gente dei rischi e delle iniziative che si intenderanno prendere per evitare ulteriori rischi alla salute pubblica.
Con le più vive cordialità
Cosenza, 29 Settembre 2009

Avv. Antonio Iaconetti

sabato 19 settembre 2009

Rai 3 ci OSCURA !!!!!

Alla C.A.
Del Capo Redattore
Dott. Pino Nano
Rai regionale


Anche questa volta, Fare Ambiente, resta fuori dall’informazione regionale.
Nonostante l’intervista rilasciata alla Dott.ssa Livia Blasi, ieri in occasione dell’iniziativa del Sindaco del Comune di San Pietro in Amantea, e gli innumerevoli comunicati riportati anche dalle maggiori agenzie di stampa nazionali, a Rai 3 Calabria, passiamo del tutto inosservati.
Si continua a dare spazio solo alle associazioni ambientaliste che nulla apportano, in termini di novità, al dibattito ambientalista.
Auspico, che nel prosieguo, Fare Ambiente possa ottenere quella pari opportunità e dignità, così come prescritto, tral’altro dalle vigenti normative che governano e regolano il servizio televisivo pubblico.
San Fili, 19 settembre 2009
Distinti saluti
Avv. Antonio Iaconetti

Intervento in Cons.Comunale di San Pietro in Amantea del 18.09.2009

Sunto intervento tenuto al Consiglio Comunale aperto tenutosi giorno 18.09.2009 di San Pietro in Amantea

Per troppi anni questa vicenda si è trascinata tra sussurri, notizie non confermate, parole pronunciate a bassa voce nei bar. Adesso che la procura di Paola sta andando a fondo nell’inchiesta e che si è avuto un primo concreto, drammatico riscontro, alle popolazioni del Tirreno non servono le chiacchiere, ma certezze>. E’ quanto ha affermato Antonio Iaconetti, coordinatore regionale di Fare Ambiente e componente dell’Assemblea provinciale di Calabria Riformista, intervenendo questa sera al consiglio comunale straordinario organizzato a San Pietro in Amantea, per discutere del rischio scorie derivante dal ritrovamento della “Cunsky”, presunta nave dei veleni.
Si tratta di un passo necessario che va compiuto parallelamente alla bonifica.
Questo per evitare il protrarsi delle gravi ripercussioni che gli allarmismi degli ultimi giorni hanno già avuto sul mercato ittico e che potrebbero allargarsi al settore turistico se non si interverrà tempestivamente>.

18 settembre 2009

giovedì 17 settembre 2009

In risposta ad affermazione dell'On. Minniti Comunicato del 15.09.2009

Antonio Iaconetti, coordinatore regionale di Fare Ambiente e componente dell’Assemblea provinciale di Calabria Riformista, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Nell’editoriale pubblicato questa mattina da Calabria Ora ed anticipato ieri da una nota dell’Ansa, Marco Minniti parla di “scenario inedito ed agghiacciante”.
Francamente, non posso credere che un ex rappresentante di Governo con delega agli Interni, non fosse a conoscenza delle denunce sollevate dagli ambientalisti fin dagli anni novanta e delle indagini condotte in merito dalla Procura di Paola negli anni passati.
D’altra parte non posso neanche dirmi sorpreso.
E’ una realtà che in Calabria si consumino una serie di atti illeciti ed illegali sotto gli occhi di tutti, istituzioni comprese. Cantieri che non rispettano le norme di sicurezza, edifici pubblici inagibili, scuole prive dei requisiti antisismici, lavoratori in nero o sottopagati e costretti a firmare buste paga fasulle. Tutti sanno e tutti fingono di non sapere.
Proprio queste “distrazioni” sono alla base del degrado e dell’abbandono in cui versa il nostro territorio.
Che almeno ai cittadini venga risparmiata tanta ipocrisia e tanto finto stupore>.
Avv. Antonio Iaconetti

15 settembre 2009

Nave dei veleni Comunicato del 14.09.2009

.
E’ quanto sostiene Antonio Iaconetti, coordinatore regionale di Fare Ambiente.
Il nostro timore è che la Cunsky sia solo la punta di un iceberg, il singolo tassello di un quadro a tinte fosche che dipinge il nostro mare come una immensa bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro.
Siamo convinti che il Ministero dell’Ambiente attiverà tempestivamente ogni iniziativa per scongiurare che ciò accada e che allargherà le proprie indagini per capire se altre situazioni analoghe, altrettanto pericolose, interessino il resto del territorio ed abbiano inciso sull’alto tasso di tumori registrati negli ultimi anni in particolare nella zona di Amantea. Ma serve fare chiarezza sui motivi che hanno ritardato la drammatica scoperta.
I cittadini che per anni hanno vissuto sulle coste del Tirreno cosentino e che si sono bagnati in quell’acqua a rischio di avvelenamento, hanno il diritto di sapere>.

14 settembre 2009

http://www.diritto-oggi.it/archives/00043629.html

Turismo comunicato del 21.04.2009

Cosenza è una provincia di terra e di mare e questa verità geografica emerge in maniera ancora più appariscente lungo le coste del Tirreno dove la suggestione del litorale si fonde con i centri storici che si affacciano dalle colline.
Luoghi come Amantea, Belmonte, Longobardi, Fiumefreddo, Falconara Albanese custodiscono tesori e tradizioni che affascinano tutto il mondo.
Quello che non affascina è il mare non da bere, la carenza di collegamenti, la cattiva manutenzione delle strade, l’assenza di una attenta ricognizione e valorizzazione delle risorse paesaggistiche, abitative, artistiche, culturali, la mancanza di una seria e concreta politica infrastrutturale.
La stagione turistica è alle porte e nessun intervento è stato ancora avviato per la depurazione delle acque e la pulizia delle spiagge. L’accoglienza è delegata alla buona volontà degli operatori privati che si barcamenano tra i consueti disservizi.
A settembre ascolteremo i soliti piagnistei ai quali noi non vogliamo rassegnarci.
E’ necessario occuparsi in maniera seria di acqua, di depurazione, della qualità del mare, lasciando alla finestra i partiti che devono restare fuori dalla gestione di questi settori. Senza tali premesse ogni politica turistica è una presa in giro, l'imprenditoria privata non potrà mai davvero decollare, il nostro territorio non sarà mai competitivo.
E’ questa la nostra sfida, è questa la sfida di Calabria Riformista.

21 aprile 2009

Mare Inquinato Comunicato del 04.09.2009

Comunicato Stampa
Il mare è sporco, inquinato da sostanze misteriose che ad oggi, nessuno ha avuto la sensibilità di comunicarci l’origine e la natura.
I depuratori, nonostante i miliardi spesi da una gestione commissariale fallimentare, non sono efficienti e, nonostante l’azione della magistratura, continuano a non assolvere al loro compito.
Il 31 agosto del 2005, Agazio Loiero, da poco eletto presidente della Regione Calabria, chiede pubblicamente scusa ai turisti italiani, dalle pagine del Corriere della Sera, per il mare sporco trovato in Calabria.
Il 31 agosto 2009 il mare e' ancora più sporco del 2005 !!!
La sanità Calabrese va allo sfascio, con un buco che ancora nessuno è riuscito a determinare con esattezza.
Nel solo mese di Agosto la sanità calabrese, che assorbe ben il 60 % dell’intero bilancio regionale, ha fatto registrare ben sette decessi c.d. “sospetti” e su cui la magistratura sta indagando.
Ed intanto i medici restano al loro posto, i dirigenti continuano a gestire ed i politici a pontificare ed ad utilizzare la sanità per raccogliere consensi.
Dallo scorso anno, 16 mila nuovi nuclei familiari calabresi sono diventati poveri.
Nelle fila del PD Calabrese si sta combattendo una lotta intestina per accaparrarsi i posti che contano, lasciando fuori dal dibattito politico i problemi della gente.
Dall’economia che va a rotoli, dal porto di Gioia in perenne agonia e dell’ aumento vertiginoso della disoccupazione, nessuno ne parla.
Così come tutti si sono improvvisamente dimenticati che in Consiglio Regionale siedono, impunemente, ben 33 ( su 51 ) onorevoli consiglieri indagati per reati anche gravi.
E dei veleni di Crotone??
Dopo gli allarmi per la salute pubblica e il boom mediatico, oggi tutto tace, come se miracolosamente a Crotone tutto fosse tornato alla normalità !!!
In questo quadro desolante, rispunta la vicenda della Jolly Rosso !!!!
Dopo quattro lustri, siamo punto e a capo, nonostante l’indagine condotta dalla Procura di Paola sia stata definitivamente archiviata dal GIP di quel Tribunale, dopo ben dopo 19 anni (!!!).
Ogni tipo di inquinamento viene sempre ricondotto a quell’evento, ad oggi, rimasto senza riscontro alcuno.
Nonostante le analisi condotte nell’imminenza dello spiaggiamento della Jolly Rosso ed anche quelle successive abbiano escluso la presenza di sostante radioattive, così come nessuna traccia è stata riscontrata nella discarica sita in località Grassullo, sito dove sono stati conferiti i rifiuti provenienti dallo smaltimento di quanto contenuto nella stiva della nave, tabacco putrescente, tutto, e non si capisce a che pro, si fa ricondurre a quella nave !!!
Mi chiedo, se qualcuno ha provveduto, tra tanti tecnici e super esperti, a verificare, se tra gli operai che hanno provveduto alla demolizione della c.d. nave dei “veleni”, qualcuno si sia ammalato di tumore o comunque sia stata riscontrata una patologia compatibile con l’esposizione a sostanze radioattive ???
Credo che, senza creare inutili allarmismi e suscitare panico tra la gente, è opportuno che si verifichi, una volta per tutte e in sinergia con le competenti istituzioni nazionali con a capo il Ministero dell’Ambiente, l’origine di questo inquinamento e si mettano in campo tutte quelle operazioni necessarie per bonificare le zone interessate.
Naturalmente, si accerti la provenienza dei rifiuti e si individuino i responsabili e le eventuali connivenze politico – istituzionali.
Perché è impensabile che se qualche organizzazione criminosa specializzata nello smaltimento di rifiuti pericolosi abbia provveduto a sotterrarli a ben 30 m dal suolo (questo dicono le cronache di questi giorni) lo abbia potuto fare senza avere coperture di un certo “peso” !!!
Fare Ambiente Calabria, solidale con il Procuratore della Repubblica di Paola, si augura che questa volta la magistratura faccia finalmente chiarezza, e non sarebbe male se accertasse le responsabilità di coloro i quali hanno causato e concorso ad inquinare in maniera così grave l’ambiente, così come dicono i consulenti della procura.
San Fili, 04.09.2009
Avv. Antonio Iaconetti
Coordinatore Regionale

Parchi marini contestazione nomine Comunicato del 28.07.2009

Antonio Iaconetti, coordinatore regionale del movimento ecologista europeo Fare Ambiente e responsabile delle politiche ambientali di Calabria riformista, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Premesso che l’istituzione di cinque nuovi parchi marini in Calabria va salutata con soddisfazione sono soltanto dagli ambientalisti ma da tutti i cittadini calabresi che auspicano una sempre maggiore attenzione per le risorse naturalistiche e paesaggistiche della nostra regione, non si può fare a meno di considerare che le istituzioni, quanto nella scelta dei siti tanto nella nomina dei presidenti, non ha ritenuto opportuno coinvolgere le associazioni ecologiste presenti sul territorio.
Noi, al contrario, riteniamo che tali associazioni debbano svolgere un ruolo di primo livello nell’ambito delle attività di protezione ambientale e salvaguardia dei tesori che la Calabria può offrire lungo le coste così come nelle aree montane e che non sono ancora né adeguatamente tutelate né pienamente valorizzate.
Ed è per questo che auspichiamo, per il futuro, una maggiore attenzione da parte delle istituzioni verso quelle associazioni che con passione genuina e senza guardare ad interessi particolari si spendono quotidianamente per difendere il nostro prezioso ecosistema”
San Fili, 28.07.2009

Amantea e depuratori 26.05.2009

Ill.mo Sig. Dott. Francesco Sperti
Commissario Prefettizio
Municipio di Amantea

Ill.mo Sig. Dott. Silvio Greco
Regione Calabria
Assessorato all’Ambiente

Oggetto: scarichi fognari nel mar Tirreno
Constatiamo, purtroppo, che già dall’inverno scorso nei pressi del lungomare di Amantea si cittadini registra la presenza di uno scarico di acque bianche e reflue che riversa direttamente a mare senza alcun preventivo processo di depurazione, nel dispregio delle norme a tutela della salute pubblica e con grave nocumento per l’immagine della città, fiore all’occhiello della costa tirrenica cosentina.
Tale situazione crea gravi disagi alla popolazione. Le maggiori difficoltà si avvertono in particolare all’altezza del sottopasso ferroviario di Via Garibaldi nell’area del Lungomare che dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello di Amantea che proprio sul mare e sulla stagione turistica punta per risollevare l’economia del comprensorio.
Nella Vostra qualità di amministratori in più occasioni avete dimostrato competenza e sensibilità per la tutela dei cittadini.
Ed è per questo che Vi chiedo un ulteriore sforzo affinché le istituzioni tutte, dalla
provincia alla regione, vengano sensibilizzate per risolvere il problema dello scarico a mare delle fogne che continua nonostante il fiume di denaro speso per la depurazione.
Distinti saluti.
Amantea, 26.05.2009 Avv. Antonio Iaconetti

Proposta della canditura della Sibaritide nella lista dell’UNESCO

Spett. le
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale Organizzazione
E Formazione, Ufficio UNESCO
Via del Collegio Romano, 27
00186 R O M A


Oggetto: Proposta della canditura della Sibaritide nella lista dell’UNESCO

Ci pregiamo ufficialmente chiedere che la Sibaritide (jonio cosentino) venga dichiarata patrimonio dell’umanità. Riservandoci all’esito del vostro riscontro di elencare dettagliatamente i beni materiali e immateriali contenuti in questa area.
Di seguito vengono indicati sommariamente i motivi per cui questo territorio merita il citato riconoscimento
Senza tema di essere smentiti o apparire orgogliosi, certi della verità che stiamo affermando, decisamente possiamo affermare che la Sibaritide, con i suo variegati tesori, costituisce il cuore del Mediterraneo.
Basta verificare per rendersi conto di questa peculiarità positiva di internazionalità. Certto ci vuole un approccio culturale ed una certa dose di educazione artistica e ambientale insieme a tanta tanta sensibilità , per capire i valori artistici, archeologici, paesaggistici, storici che questa terra contiene come uno scrigno prezioso.
Saper ammirare ciò che gli antenati ci hanno lasciato in eredità grazie al loro ingegno e alle loro maestrie artistiche in armonia con ciò che il buon Dio ha voluto regalare, ritempra lo spirito e il corpo. C’è un clima, un’atmosfera, un’aria che saputa respirare inebria tutto l’essere del visitatore.
Così preparati è possibile essere proiettati da questo territorio nel mondo del passato per rivivere un tempo di grande opulenza. Un passato che già guardava al futuro !
Futuro mai conquistato per l’inerzia e l’incapacità dei moderni gestori del territorio, che non sono riusciti a capire, a valorizzare e ad usufruire di tutti questi beni a incominciare, appunto, dalla sua storia che integrata e letta con le tradizioni, in alcune zone rimaste intatte, lega il territorio al mondo intero. Non c’è un popolo che non porti in se un pezzettino di questa Storia. Il carattere internazionale di questo territorio è legato ai molteplici contatti con gli altri popoli che hanno determinato sia l’esportazione della sua civiltà e sia l’acquisizione diretta per invasioni-denominazioni, commercio ( La ricchezza agraria e commerciale la portarono ad avere rapporti persino con la lontana Mileto, in Asia Minore.)
Ancora oggi, la Sibaritide, può dare lezioni, oltre che di arte, di urbanistica, di alta architettura e di ingegneria (l’agevole strada che collega Rossano Scalo a Rossano centro storico copra il dislivello di più di 300 metri in meno di 4 KM).Ma soprattutto da lezioni di ecologia e di sistemi eco - sostenibili. Mai e poi mai è stata violentata la natura .
Questo territorio è importante per la sua storica internazionalità che gli permette di continuare ad essere faro nella civiltà moderna che ha bisogno degli esempi positivi che gli antichi abitanti di questa zona hanno saputo trasmettere: la cura per l’ambiente, l’ospitalità (che ha permesso lo scambio di cultura con altri popoli e il rigetto del razzismo), la ricerca dell’unione fra le chiese soprattutto fra quella di Roma e quella di Costantinopoli (Tutto il movimento basiliano con a capo San Nilo si è battuto). E poi l’artigianato (si pensi ai tessuti di Longobucco, ancora eseguiti con tecniche antiche grazie alle numerose generazioni della famiglia Celestino) e la stessa gastronomia e i modi di conservare i cibi. Una antichità che continua ad essere moderna
Insomma la cultura che ancora oggi si può scoprire tra le pieghe dei resti archeologici e amabilmente ammirabile nella visione incantata dei suo tesori d’arte è stata il fondamento della civiltà europea (e di parte di altri continenti) continuando a caratterizzarla
Una storia gloriosa che ci racconta l’ammirazione di tutto il mondo per questa civiltà magno greca-bizantina.
Tutti ammiravano l’opulenza, la raffinatezza dell' antica Sibaris ( Συβαρις) fondata dagli Achei nell' VIII sec. a.C (si parla del 720 A.C.)., e che nel VII-VI sec. fu la colonia magno-greca più importante, tanto da diventare madrepatria di altre colonie tra le quali Poseidonia (Paestum), Laos e Scidro (Skidros). Il suo dominio, dice Strabone,si estendeva su un territorio vastissimo, compreso il Tirreno, con 4 popoli e 25 città
Un periodo felice ,di grande splendore e di grande floridezza economica.
Ciò è testimoniato dagli scavi archeologici che hanno portato alla luce ceramiche, ori, monete di grande pregio, e i resti di geniali costruzioni (tra cui un teatro ed un edificio termale) e addirittura di un alaggio per le riparazioni delle navi .
La vita lussuosa che menava questa città la si ricava anche dai ricchi corredi tombali.
I reperti si possono ammirare nel Museo archeologico nazionale della Sibaritide anche se purtroppo alcuni reperti sono finiti in altri musei (soprattutto quello di Reggio Calabria ). Importanti quelli trovati nella zona archeologica di Paludi e quelli del parco archeologico di Francavilla
Sibaris fu distrutta nel 510 A.C ad opera di Kroton che addirittura deviò il Crati per coprirne i resti.
Si cercò di rifondarla più volte finchè riappare sotto il nome di Thurium (dove mori lo storico Erodoto che aveva contribuito a fondarla) e successivamente di Sybaris-Copia
Da questa città prende il nome la pianura più grande della Calabria. Il relativo territorio prende il nome di Sibaritide
La sibaritide è un verde e fertile lembo di terra che si affaccia su tutto lo jonio cosentino, incastonato tra il massiccio del Pollino (nord/est) e l' altopiano della Sila (sud.). Su questa fascia di terra la natura ha voluto imprimere le sue più belle poesie. Queste incantevoli impronte della natura che vanno dai paesaggi favolosi e dai panorami mozzafiato della Sila a speroni di roccia scolpiti dal vento e a insenature volute dallo scorrere del fiume Crati che ha contribuito con i suoi detriti ad influenzare la morfologia del territorio, si armonizzano molto bene con le opere eseguite con grande maestria dagli antichi avi che ebbero a capire la bontà di questo territorio che con la sua fertilità ha dato agrumi di ottima qualità e olio di oliva apprezzato in tutto il mondo. Ma ha dato soprattutto un salubre clima. Nella sua pianura c’è una eterna primavera e quando fa proprio caldo c’è il mare jonio a rinfrescare. Impossibile descrivere a parole lo scenario che si presenta al visitatore attento. Di questa terra si sono innamorati tutti gli antichi. E i saggi hanno capito che invece di sfruttarla, depredandola come poi fecero purtroppo gli altri i popoli che si sono avvicendati con le loro dominazioni (da considerare vere e proprie invasioni) e come del resto sta facendo il moderno potere, occorreva valorizzare il territorio con opere che spiccassero come diamanti in questa incastonatura naturale già di per se preziosa.
Ed ecco la grande simbiosi tra i greci e il territorio, tra i bizantini e la natura
Un ecosistema non violentato ma esaltato dalle esigenze umane: esigenze di difesa ,di qualità di vita,di arte ,di spiritualità.
Quasi tutti gli agglomerati urbani presentano questo rispetto armonizzato con le esigenze artistiche e di qualità di vita
Fra tutti per importanza spiccano Rossano, Corigliano, Cariati, Trebisacce, Castrovillari, Cassano, San Demetrio Corone.

Ed ecco il Castello di Corigliano, la torre di Sant’ Angelo (detta torre stellata per la forma della sua pianta) a Rossano, il Castello di Roseto Capo Spulico come esempi di strumenti di difesa contro le invasioni. Gli insediamenti stessi si creavano tenendo conto dell’habitat onde soddisfare contemporaneamente le esigenze difensive ma anche quelle spirituali e quelle artistiche.
La invincibile Rossano, è posta su una collina rocciosa che domina tutto il golfo jonico e quindi la sibaritide
Secondo alcuni, la sua fondazione è da collegare ai Romani (194, a .C.) ma riteniamo sia corretto attribuirla al popolo degli Enotri,( tra l'XI e l'VIII secolo a.C..).
E’ certo che in epoca magnogreca (VIII-V sec. a.C.) fu il porto di Thurii, conosciuta come Ruskìa o Ruskiané, nome che mutò in epoca romana in Roscianum, con il quale compare nell'Itinerario di Antonino.
A noi piace derivare il suo nome da Rus (terra ,campagna) sanus (salubre)
La struttura edilizia della città a forma di foglia di vite è, pur dovendosi modellare all’impianto naturale scelto per motivi difensivi, uno degli esempi più suggestivi ed evoluti di urbanistica bizantina. In questo gradevole arroccamento si poteva entrare solo attraverso sette porte: Porta Rupa, Porta Leonarda o Nardi, Porta Giudecca, Porta Melissa poi Porta Bona, Porta Cappuccini, Porta Portello, Porta dell’Acqua.
Queste porte oltre ad essere fortificate erano vere e proprie opere d’arte.
Nonostante l’incuria dei giorni nostri, ancora oggi si rimane affascinati nell’ammirare i loro resti
Ma anche i conventi, le chiese si sono inseriti benissimo nella natura.
Il San Marco si erge su una rupe rocciosa con cui viene a formare unico corpo proiettandosi così nel cielo quasi a sfidare i tempi e i domini
Addirittura nella parte orientale, sono state allungate i tre absidi per colmare il dislivello. Lo stesso vestibolo, aggiunto in epoca piu' tarda, si inserisce in modo perfetto nel contesto armonizzandosi in tal guisa da sembrare essere previsto dalla stessa natura
La Chiesa del Patiryon è completamente immersa nella natura e con la stessa crea un’atmosfera indescrivibile. Un esempio di arte e spiritualità è il codex purpureo, un gioiellino insieme all’oratorio San Marco
Insomma è una gara fra gli uomini e la natura a chi sa fare meglio e ci si copia.
Così non si sa dove finisce la leggenda e incomincia la realtà.
Chi ha scolpito i Giganti di Campana (due enormi elefanti)? La natura o l’uomo?
Chi ha dipinto la madonna Achiropita conservata nella cattedrale di Rossano? Achiropita vuol dire non dipinta da mano umana.
Enea è nato ad Enerà, agro di Longobucco ? (Longobucco è un antichissimo borgo della Sibaritide rimasto intatto nel tempo).
Il dott.Vincenzo Astorino uno studioso locale che si occupa di Storia e Mitologia asserisce ciò in un libro di prossima pubblicazione dal titolo “Civiltà millenaria del Golfo Jonico” Ionios Kolpos nel quale sostiene che Enerà era la residenza estiva di Venere madre di Enea.
Insomma così come ce l’hanno lasciata i greci e i bizantini la sibaritide è un tesoro di storia, arte, spiritualità, mitologia, leggende, paesaggi, panorami, borghi antichi, mare stupendo e montagne maestose.
Ciò vuol dire che la sibaritide è un gloria dell’Italia tutta. Solo visitando questo territorio e leggendo un po’ della sua storia si capisce che la Sibaritide ,legata al mondo intero, può essere e deve essere un vanto dell’Italia
Il simbolo di questa grandiosità è costituito dal preziosissimo codex purpureous rossanensis conservato nel Museo Diocesano di arte sacra.
Espressione del paziente lavoro dei monaci basiliani che hanno raggiunto il massimo culturale e spirituale con il rossanese San Nilo, è uno dei codici più antichi al mondo se non unico nel suo genere. È composto da 188 fogli, impreziosito da 15 tavole miniate d'inestimabile bellezza artistica e con ricche simbologie spirituali.
Ma tutto qui richiama la fecondità artistica, intellettuale e spirituale di questa terra
Elenchiamo,riservandoci la mappatura completa, a titolo di esempi:
Corigliano
- Castello Ducale (1073)
- Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore (X sec.)
- Chiesa del Carmine (1493)
- Chiesa di Sant'Antonio (prima metà del XV sec.)
- Chiesa collegiata di San Pietro
- Chiesa di Santa Chiara o delle Monachelle (1757-1762)
- Chiesa di S. Francesco di Paola (XVI sec.)
- Chiesa della Riforma (1686)
- Romitorio di San Francesco
- Chiesa di Sant'Anna (1582)
- Porta dei Brandi
- Palazzo San Mauro
- Ponte Canale (1480)
- Monastero italo-greco di S. Maria del Pátire (1101-5)
- Acquedotto di epoca ellenistica-romana in località Fonte del Fico
- Resti di ville romane in località Malconsiglio-Matavaia
- Tombe di epoca ellenistica in località Villaggio Thurio
- Villaggio Neolitico (4.000 a.C.) in località Favella della Corte

Rossano
- Grotte (Laure ed Eremi) che rappresentano testimoni del "monachesimo italo-greco" detto anche basiliano
- Cattedrale Maria Santissima Achiropita (XIII sec.)
- Chiesa di San Marco (X sec.)
- Chiesa della Panaghia (XII sec.)
- Chiesa di San Bernardino (1428-60)
- Chiesa bizantina di S. Maria del Pilerio
- Chiesa di Santa Maria del Patire
- Oratorio di S. Marco (IX-X sec.)
- Chiesa di San Nilo
- Chiesa di San Francesco di Paola (XVI sec.)
- Chiesa di Santa Chiara (XVI sec.)
- Torre Stellata (XVI sec.)
- Palazzo De Rosis
- Torre dell'Orologio
-Museo Diocesano
Castrovillari (le origini si fanno risalire all’età del ferro. Sono stati trovati però resti paleolitici e neolitici)
- La Chiesa di S. Maria del Castello (1090)
- Castello Aragonese (1490)
- Chiesa di S. Giuliano (1264)
- Chiesa delle Pentite o S. Antonio
- Convento di S. Francesco d'Assisi e Chiesa della SS. Trinità (1220)
- Chiesa di S. Francesco di Paola (ex Monastero delle Clarisse, 1562)
- Chiesa di S. Maria di Costantinopoli
- Cappella di S. Maria delle Grazie ('500)
- Chiesa di S. Vito (XVI sec.)
- Chiesa di S. Maria della Valle (XV sec.)
- Palazzo Gesualdi (XVI sec.)
- Palazzo Salituri alla Giudeca ('500)
- Palazzo Gallo (XVI sec.)
- Palazzo Cappelli (1777)
- Palazzo Rescia ('800)
- Palazzo Laghi (XVIII sec.)
- Palazzo Turco (XIX sec.)
- Palazzo Calvosa (XIX sec.)
- Palazzo Salituri (XIX)
- Ponte della Catena
- Grotte eremitiche (VII-VIII sec. d.C.)
- Monte Pollino
- Gola del Coscile
- Bosco di Pollinello
- San Demetrio
- Chiesa di S. Adriano (XI sec.)
- Chiesa di San Demetrio Megalomartire
- Grotta di San Nilo
Amendolara
Chiesa Matrice di Santa Margherita Vergine e Martire
- Castello (restaurato nel 1239)
- Cappella dell'Annunziata o Cappella dei Greci, o Santa Maria della Lista (IX-X sec.)
- Chiesa di San Giovanni o Chiesa Armena (X sec.)
- Chiesa di Santa Maria
- Palazzo Andreassi
- Palazzo Blefari
- Palazziata
- Palazzo Pucci di Amendolara (1736)
- Palazzo Grisolia (1521)
- Chiesa di San Domenico (1660)
- Cappella di Sant'Antonio Abate (origine bizantina, rifatta nel 1930)
- Cappella di Santa Lucia (1960)
- Chiesa di San Giovanni
- Cappelle gentilizie di Sant'Anna e di San Rocco
- Museo archeologico statatale Vincenzo Laviola
- Area archeologica della città greco-arcaica di Lagaria
- Torre Spaccata (1517)
- Cappella della Madonna delle Grazie nel bosco di Straface
- Sorgente di Trastullo
- Museo Archeologico statale Vincenzo Laviola
- Chiesa di S. Maria Maggiore
- Chiesa dell'Annunziata (1269)
- Chiesa di San Nicola Ante Castillum o San Nicola di Mjra (XI sec.)
- Resti del Castello
- Chiesa della Madonna del Rinfresco (1521)
- Chiesa ed il convento di San Francesco di Paola ('500)
- Basilica del Beato Angelo d'Acri
- Chiesa di Santa Chiara (1724)
- Chiesa e Convento di San Domenico (1524)
- Chiesa e Convento dei Cappuccini (1590)
- Chiesa di S. Francesco di Paola ('500)
- Chiesa di S. Nicola
- Chiesa di S. Caterina
- Palazzo Sanseverino (XVII sec.)
- Palazzo De Simone-Julia
- Palazzo Julia (XV sec.)
- Palazzo Padula
- Palazzo Astorino Giannone
- Palazzo Spezzano
- Palazzo Civitate
- Serra Crista di Acri
- Visita di San Demetrio Corone
- Abbazia di Sambucina
San Fili, 04 aprile 2009

Il Coordinatore della Sibaritide Il Coordinatore Regionale
Avv. Vincenzo Iapichino Avv. Antonio Iaconetti

Mancata assegnazione Bandiere Blu al Tirreno Comunicato del 07.05.2009

. E’ quanto afferma in una dichiarazione Antonio Iaconetti, candidato di Calabria Riformista nel collegio di Amantea alle prossime elezioni provinciali. La salvaguardia nelle nostre coste dovrà essere uno dei primi punti da inserire nell’agenda politica della prossima amministrazione provinciale che sarà guidata da Pino Gentile.
La qualità del mare va garantita senza proclami e senza promesse, ma mettendo in atto corrette politiche di gestione delle acque e della depurazione.
E’ questa la nostra sfida, è questa la sfida di Calabria Riformista>.

7 maggio 2009

Sibaritide, patrimonio UNESCO Comunicato del 08.04.2009

Sibaritide, patrimonio UNESCO
La sibaritide è un verde e fertile lembo di terra che si affaccia su tutto lo jonio cosentino, incastonato tra il massiccio del Pollino (nord/est) e l' altopiano della Sila(sud.) Su questa fascia di terra la natura ha voluto imprimere le sue più belle poesie. Queste incantevoli impronte della natura che vanno dai paesaggi favolosi e dai panorami mozzafiato della Sila a speroni di roccia scolpiti dal vento e a insenature volute dallo scorrere del fiume Crati che ha contribuito con i suoi detriti ad influenzare la morfologia del territorio, si armonizzano molto bene con le opere eseguite con grande maestria dagli antichi avi che ebbero a capire la bontà di questo territorio che con la sua fertilità ha dato agrumi di ottima qualità e olio di oliva apprezzato in tutto il mondo. Ma ha dato soprattutto un salubre clima. Nella sua pianura c’è una eterna primavera e quando fa proprio caldo c’è il mare jonio a rinfrescare. Impossibile descrivere a parole lo scenario che si presenta al visitatore attento. Di questa terra si sono innamorati tutti gli antichi. E i saggi hanno capito che invece di sfruttarla, depredarla come poi fecero purtroppo gli altri i popoli che si sono avvicendati con le loro dominazioni (da considerare vere e proprie invasioni) e come del resto sta facendo il moderno potere,occorreva valorizzare il territorio con opere che spiccassero come diamanti in questa incastonatura naturale già di per se preziosa.
Ed ecco la grande simbiosi tra i greci e il territorio, tra i bizantini e la natura.
Un ecosistema non violentato ma esaltato dalle esigenze umane: esigenze di difesa, di qualità di vita, di arte, di spiritualità.
Ed ecco il Castello di Corigliano, la torre di Sant’ Angelo a Rossano, il Castello di Capo Spulico come esempi di strumenti di difesa contro le invasioni. Gli insediamenti stessi si creavano tenendo conto dell’habitat onde soddisfare contemporaneamente le esigenze difensive ma anche quelle spirituali e quelle artistiche.
La invincibile Rossano è posta su una collina rocciosa che domina tutto il golfo jonico e quindi la sibaritide.
Si poteva entrare solo attraverso delle porte. Queste porte oltre ad essere fortificate erano veri e proprie opere d’arte.
Nonostante l’incuria ,ancora oggi si rimani affascinati nell’ammirare i loro resti
Ma anche i conventi, le chiese si sono inseriti benissimo nella natura.
Il San Marco si erge su una rupe rocciosa con cui viene a formare unico corpo proiettandosi così nel cielo quasi a sfidare i tempi e i domini
La Chiesa del Patiryon è completamente immersa nella natura e con la stessa crea un’atmosfera indescrivibile. Un esempio di arte e spiritualità è il codex purpureo, un gioiellino insieme all’oratorio San Marco
Insomma è una gara fra gli uomini e la natura a chi sa fare meglio e ci si copia .Così non si sa dove finisce la leggenda e incomincia la realtà.
Chi ha scolpito i Giganti di Campana (cs) (due enormi elefanti)? .La natura o l’uomo?
Chi ha dipinto la madonna Achiropita conservata nella cattedrale di Rossano? Achiropita vuol dire non dipinta da mano umana. Enea è nato a Longobucco ? (Longobucco è un antichissimo borgo della Sibaritide rimasto intatto nel tempo). Il dott. Vincenzo Astorino uno studioso locale che si occupa di Storia e Mitologia asserisce ciò in un libro di prossima pubblicazione
Insomma così come ce l’hanno lasciata i greci e i bizantini la sibaritide è un tesoro di storia, arte, spiritualità, mitologia, leggende, paesaggi, panorami, borghi antichi, mare stupendo e montagne maestose .Ciò vuol dire che la sibaritide è una gloria dell’Italia tutta. Solo visitando questo territorio e leggendo un po’ della sua storia (sibaris, fondata dagli achei nell’VIII A.C., fu la città più importante della Magna Grecia, il cui grado di civiltà è riconosciuto da tutti) capite che la Sibaritide può essere e deve essere un vanto dell’Italia.
Quindi tutti chiedo di sostenere la candidatura che Fare Ambiente con la sapiente e decisa regia del suo coordinatore regionale, Avv. Antonio Iaconetti, sta per avanzare all’Unesco per fare dichiarare la Sibaritide patrimonio dell’Umanità

FAREAMBIENTE CALABRIA PROGRAMMA 2009

PROGRAMMA 2009 FAREAMBIENTE CALABRIA
Fare Ambiente Calabria per l’anno 2009 propone diverse azioni volte al miglioramento, alla rivalutazione e alla sostenibilità del territorio calabrese. Oggi viviamo in un’epoca molto meno rassicurante di quella del miracolo economico dove i giovani progettano, sognano o si illudono di lavorare per far qualcosa di bello e giusto.
Noi di Fareambiente vogliamo rispondere alla crisi dando una spinta interiore, sia estetica che pragmatica per creare un progetto buono concreto e condiviso. E forse i calabresi sono d’accordo, perché in mancanza di una crescita quantitativa, si cerca, ed è giusto, una crescita “qualitativa della vita”e quindi dell’ambiente che ci circonda. Per far questo abbiamo bisogno anche della “creatività”, che ci è stata narrata nel nostro Paese come il motore che mette tutto insieme, e che grazie all’apertura mentale, della cooperazione del nostro movimento, e aggiungo, non per ultimo ,all’innovazione riesce a scardinare vecchie ideologie politiche-ambientali, meccaniche e ripetitive, talvolta anche drammatiche, sulle quali il nostro presente impone l’attenzione. Questo è l’anno europeo dell’innovazione e della creatività. Da Bruxelles sono stati chiamati eminenti studiosi del “verbo creativo” per pensare ad una serie di eventi-iniziative che intreccino collaborazioni tra i Paesi dell’Unione. E proprio la collaborazione è uno dei fulcri fondamentali del nostro programma, vogliamo coinvolgere i singoli cittadini, piccole e medie imprese per promuovere un “ambientalismo creativo”. Prima della crisi si pensava che proprio la creatività potesse essere il grande motore per le professioni, per i territori e per le economie dei luoghi del Vecchio Continente. Noi come Fare Ambiente Calabria vogliamo istituire una rete creativa, culturale economica sociale e sostenibile. “Fare” in modo che la creatività possa creare valore e che non sia solo una questione di immagine. Attraverso la creazione di un parco archeologico, da gestire come Fare ambiente, vogliamo valorizzare i due titanici litici che da secoli dominano la radura “dell’Incavallicata” di Campana, piccolo centro della Sila Grande cosentina. La zona, tra l’altro e' particolarmente ricca di testimonianze preistoriche ed i “giganti di pietra” sfidano il tempo e le intemperie, aspettando la loro giusta collocazione e visibilità nel mondo archeologico. Intendiamo svelare dunque questo mistero ma soprattutto rivalutare e rendere visibili a tutti i cittadini tali reperti come del resto tutti gli altri monumenti che sono trascurati o abbandonati. Un esempio recente lo abbiamo avuto a Rossano quando una domenica pomeriggio ci siamo recati nel centro storico dove è presente un’antica chiesa Bizantina di San Marco, un gioiellino di arte Bizantina che purtroppo non siamo riusciti a visitare perchè l’ingresso era chiuso con un poco artistico catenaccio. E sempre a Rossano è gelosamente custodito, nel Museo Diocesano, il Codex purpureus, un evangelario greco del V sec. di origine mediorientale.
Il Codex potrebbe essere arrivato in Calabria trasportato dai monaci melchiti che, tra l'VIII e il IX secolo fuggirono dalle persecuzioni subite durante le guerre tra arabi e bizantini.
Altra ipotesi vuole che il Codex pervenne alla cattedrale di Rossano in dono da un nobile bizantino.
Il nome Purpureo deriva dal colore rosso della pergamena usata; le pergamene purpuree erano, infatti, utilizzate nel mondo bizantino solo per i documenti più preziosi.
Il Codex è considerato il piu' alto esempio di codice greco miniato tra quelli esistenti al mondo.
La sua unicità e antichità lo rendono, senza ombra di dubbio, un documento di valore inestimabile.
Sul Codex Rossano e la Calabria si giocano una carta importantissima, ovvero l’opportunità che il Codex venga inserito, dall’UNESCO, nel “Registro della Memoria” come bene patrimonio dell’umanità.
E fare Ambiente Calabria spenderà tutta se stessa affinchè ciò avvenga facendo propria e sostenendo l’iniziativa risalente al dicembre del 2006 intrapresa ufficialmente da tutti i sindaci del rossanese.
Pensiamo di creare un percorso culturale che unisca, partendo da Rossano, passando per l’antica Sybaris, da Petelia – l’attuale Strongoli – mitica città fondata da Filottete che dopo la battaglia di Canne (216 a.C.), rimase l'unica città brettia alleata di Roma e dovette sostenere, da sola, l'attacco dei Cartaginesi e teatro della battaglia tra Annibale e Marcello, per giungere a Kroton la città di Pitagora e del tempio di Era Lacinia, e continuando ancora tra i tanti siti e gli innumerevoli tesori che arricchiscono la nostra Calabria.
La nostra Calabria – Italia, terra ricca di storia e di mitologia, è attraverso la riscoperta e la valorizzazione della sua storia che deve trarre nuova linfa per creare opportunità di sviluppo e ricchezza per un territorio troppo spesso associato a episodi cruenti .
Intendiamo, a tal proposito, fare una mapping di tutto il territorio per far sì che i nostri tesori possano riemergere e avere la loro visibilità rivalutando così il nostro territorio. E’ già in fase avanzata la costruzione di un portale web dove allocare tutte le foto e le notizie dei siti archeologici e monumentali della regione, anche per raccogliere testimonianze e segnalazioni dei siti e dei monumenti storici che meritano attenzione.
Contiamo, così di coinvolgere sensibilizzare ed educare il più possibile, sopratutto le nuove generazioni, al bello ed alla tutela del nostro territorio.
"L'Italia e con essa la Calabria devono risalire ai primi posti del turismo mondiale trovando il giusto equilibrio tra la difesa di un patrimonio artistico e naturale unico al mondo, e la valorizzazione dei suoi beni ai fini del rilancio della nostra economia".
Tale rilancio passa anche dalla costruzione di opere come il Ponte sullo Stretto di Messina , opera che riveste una fortissima valenza sia sul piano prettamente tecnologico, che dell'immagine ma, soprattutto per il ruolo che andrà a ricoprire per lo sviluppo socio-economico dell'area calabro-sicula e dell'intero Paese.
Pensiamo che i problemi per la sua concretizzazione siano di natura prettamente politica, più che di impatto e problematiche ambientaliste, che a nostro avviso non esistono!!!
Anzi, il ponte, per come è stato concepito, andrà a ridurre l'impatto ambientale a cui attualmente è sottoposta l'area dello stretto, a causa dell'intensissimo traffico marittimo presente...
E, comunque, la sua realizzazione va inquadrata positivamente anche rispetto al potenziamento viario (strade, ferrovie ed autostrade), che grazie al ponte subiranno necessariamente un’accelerazione per il completamento dei vari cantieri "eternamente in corso d'opera", che devono essere pronti obbligatoriamente alla data di inaugurazione del Ponte, con grande beneficio della nostra vocazione turistica, che se ben concepita porterà una crescita socio-economica non indifferente! E’ dal ponte che deve partire la dorsale calabro-adriatica che collega il profondo sud con il nord facendo così dell’Italia un unico popolo.

Come Calabresi prima, e come Fare Ambiente, siamo pronti a vigilare e sollecitare le istituzioni statali affinchè la costruzione del Ponte divenga finalmente realtà in tempi relativamente brevi e insieme con essa la relativa necessaria rete infrastrutturale
San Fili, 20.01.2009
Il Coordinatore Regionale
Avv. Antonio Iaconetti

Crotone inquinamento Comunicato del 07.10.2008

A Crotone ma forse, sarebbe meglio dire in Calabria, ci avvelenano,e tutti tacciono e nessuno si muove.
Una terra mortificata e rassegnata dove nessuno sembra oramai indignarsi.
E le istituzioni, quelle sempre in prima fila quando devono difendere i propri interessi di casta cosa hanno fatto sino ad ora ?
Dei veleni di Crotone, della catastrofe ambientale tutti sapevano, sia ai massimi livelli giudiziari che istituzionali, almeno dal 1999 quando l’allora Procuratore della Repubblica commissionò all’ENEA degli accertamenti al fine di verificare se rifiuti di tipo “speciale” venissero smaltiti senza alcun trattamento .
La reazione dei tecnici, appena misero in funzione i loro strumenti di rilevazione della radioattività fu: “ scapparono via come se avessero avuto il peperoncino nel sedere”, questo riferì il Procuratore.
Ed ancora, arriviamo al 2003.
Da una relazione riservatissima prodotta dal Prefetto dell’epoca si apprende che “ la Pertusola ha causato un elevato inquinamento a tutta la zona che, uno studio commissionato ad istituzioni universitarie dall’Alto Commissariato per i Rifiuti, ha definito altissimo”.
E conclude il Prefetto , “ per fortuna la notizia non si è propagata, perché in caso contrario si sarebbe determinata, a mio avviso, una situazione pericolosa per l’ordine pubblico”.
Nel frangente si è continuato a coltivare le colline, a pescare ed immettere nella catena alimentare pesce all’arsenico, a bere e utilizzare acqua allo zinco senza che nessuno prendesse dei provvedimenti per l’unica cosa ovvia e sensata da fare: la tutela della salute pubblica.

Si è permesso invece di impastare rifiuti tossici con il cemento con il quale hanno poi costruito scuole elementari.
Hanno lasciato che con quel materiale si costruisse il porto, ponti e viadotti, piazzali attrezzati, caserme e piste ciclabili, le strade ed i palazzi dove la gente è morta e continua a morire di tumore, ad ammalarsi di leucemia, a subire alterazioni geniche e del metabolismo e malformazioni di vario genere.
Ci troviamo dinnanzi ad un disastro ambientale di proporzioni immani, una situazione che in molti conoscevano ma hanno preferito tacere e chi doveva agire per assicurare i responsabili alla giustizia nonché impedire che il reato venisse portato ad ulteriori conseguenze, ha taciuto e non ha agito così facendo si è reso complice della catastrofe.
Anche Goletta verde, che ogni anno fa il giro turistico dei nostri mari, con i soldi dei contribuenti, ricevendo sovvenzioni dal Ministero dell’Ambiente, si apprende dal suo sito internet, “ogni anno effettua il periplo della nostra penisola avvistando abusi e illeciti” e sulle acque del mare crotonese ha affermato che :” Quattro i punti campionati in provincia di Crotone, compresa la foce del fiume Neto: tutti entro i limiti di legge, fa eccezione la foce del fiume che risulta leggermente inquinato”.
Solo un leggero inquinamento alla foce del Neto, tutto il resto nei limiti di legge !!!!
Mi chiedo che tipo di analisi facciano !!!
Fiduciosi attendiamo risposte.
Crotone, fondata dagli Achei, con millenni di storia alle spalle, centro della Scuola Pitagorica, meritava E MERITA maggior rispetto.
Siamo convinti che ci vuole un’azione incisiva che eviti che al danno si associ la beffa e, al fine di dimostrare che vi sia un nesso di causalità, che lega le morti da tumore e l’insorgere di gravi patologie alla presenza di quei rifiuti tossici, CHIEDIAMO, come Fare Ambiente l’ istituzione, senza indugio, di un registro dei tumori al fine di confrontare il tasso d’incidenza negli ultimi dieci anni con quelli del decennio precedente, così da poter certificare una variazione statistica significativa.
Naturalmente, Fare Ambiente si costituirà parte civile nell’istaurando procedimento penale al fine di ottenere giustizia e tutela di un interesse giuridicamente rilevante che consiste in un’offesa della persona nella sua dimensione individuale e sociale, intesa, cioè, come lesione del diritto fondamentale, ed a rilevanza costituzionale, ad un ambiente salubre, quale elemento integrante della personalità umana
Al Governo della Repubblica si chiede un intervento radicale al fine di affrontare in modo risoluto la problematica con l’istituzione di una superprocura contro i reati legati ai rifiuti che abbia competenza non solo sul Crotonese ma su tutto il territorio Calabrese.
E’ infatti necessario unificare, così come si è fatto a Napoli, le competenze in materia per evitare che singoli magistrati possano ostacolare o comunque rallentare, così come è stato fatto sino ad oggi, una vigorosa e si spera risolutiva azione di contrasto alle eco-mafie.
Una Superprocura in grado di accorpare e trattare in maniera unitaria tutte le inchieste che riguardano i reati legati all’ambiente:
• dall’ affondamento nel maggio del 1979 della nave ARGO, colata a picco al largo di Locri e contenente 900 tonnellate di solfato ammonico;
• l’ affondata nel mar tirreno sulle coste calabresi nell’ottobre 1986, della nave “Mikigan”, contenete granulato di marmo;
• l’ affondamento nel settembre del 1987, a 50 km a sud di Reggio Calabria della nave “Rigel”, contenente probabilmente rifiuti, nave nel cui diario di bordo fu rinvenuto una copia del certificato di morte di Ilaria Alpi, la giornalista RAI misteriosamente uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadiscio assieme al giornalista Miran Hrovatin: i due erano venuti a conoscenza di uno strano traffico di rifiuti tossici tra Italia e Somalia e per questo “fatti fuori” (???)
• affondamento nel dicembre del 1988, nello Ionio meridionale della nave “Four Star I” , contenente sostanze tossiche;
• Spiaggiamento della nave Jolly Rosso avvenuto il 14.12.1990, in
Loc. Formiciche del Comune di Amantea (CS), contenente, si presume, rifiuti tossici, e\o radioattivi e tante altre ancora.
E non sono pochi i casi di tumore in tutta la Calabria.
Secondo dati del Ministero della Sanità, in Calabria nell’ultimo triennio i casi di tumore sono stati ben 6338, di cui 2154 uomini e 1324 donne. Di questi sono deceduti il 62% degli uomini ed il 46% delle donne.
Per ciò, ci attendiamo dal Presidente del Consiglio dei Ministri un’azione rapida ed ancor più forte di quella che c’ è stata in Campania, un’azione che riscatti le omissioni del passato e faccia sentire questa terra come parte di quello stato che oggi tutti noi sentiamo sempre più lontano.
Crotone e la Calabria si aspettano un intervento che ponga fine ad un’emergenza che persiste da anni , e la possibilità di fare chiarezza su tante inchieste che riguardano traffici di rifiuti pericolosissimi, finite nel nulla e provvedendo, nel contempo a censire e bonificare le aree contaminate.
La Calabria ed i Calabresi aspettano.
San Fili, 07.10.2008
Il Coordinatore Fare Ambiente Calabria
Avv. Antonio Iaconetti

mercoledì 16 settembre 2009

Non è sempre colpa della pioggia

Non è sempre colpa della pioggia !!!

Dopo la tragedia provocata da una frana di terreno sulla A/3 Salerno-Reggio Calabria si tornerà a parlare di dissesto idrogeologico e la causa sarà attribuita alle piogge intense, al maltempo, a questo inverno particolarmente rigido, scomodando magari gli assetti climatici mondiali e l’effetto serra. Purtroppo non è così.
Le cause, invero, vanno individuate in un uso del territorio dissennato e soprattutto nella sottovalutazione della stabilità dei suoli e dei versanti laddove si interviene con la realizzazione di infrastrutture che incidono profondamente sul paesaggio e sull’assetto territoriale.
Dalle prime immagini televisive della A/3 colpita dalla frana, come da quelle di recenti frane in area alpina che hanno bloccato importanti località turistiche, si è potuto notare come alcune opere di difesa sono risultate, alla luce dei fatti, assolutamente inadeguate, realizzate con tecnologie ormai superate ed a forte impatto ambientale.
I tradizionali muri di sostegno in cemento armato, le funi e le reti passive, le barriere paramassi rigide oggi possono essere sostituite, grazie all’innovazione tecnologica, con sistemi attivi e reti paramassi elastiche, debris flow (barriere per colate di detriti e fango), drenaggi profondi, microdrenaggi e la regimentazione superficiali delle acque, il tutto abbinato a tecniche di ingegneria naturalistica e con ridotto impatto ambientale.
Troppo spesso, nell’emergenza come nella quotidianità, gli interventi sul suolo sono realizzati sulla base di progetti “fotocopia”, con indagini geologiche e geotecniche approssimative, da prezziari “bloccati” che non tengono conto dell’opera nel suo complesso, durabilità delle opere e della manutenzione nel tempo degli interventi, e delle più recenti innovazioni tecnologiche e di tipologie d’intervento; ed i lavori sono eseguiti, spesso per le opere di protezione e di consolidamento di versante, in sub appalto e con personale a volte non qualificato.
Si evidenzia, quindi, l’esigenza di una conoscenza accurata e diffusa del territorio, di una progettazione dettagliata e mirata degli interventi, e l’utilizzo di tecnologie innovative a basso impatto ambientale. Fondamentale, in questo senso, è il ruolo dei professionisti che sono chiamati a seguire, dallo studio alla realizzazione, al monitoraggio, alla verifica ed alla fase di esercizio, ogni aspetto delle opere.
Urgente è passare da una politica dell’emergenza ad un attento programma di prevenzione e di governo dei processi di degrado del territorio, badando alla relazione tra ambiente e presenza antropica, e potendo al tempo stesso avvalersi di tecnologie innovative ed efficaci per l’esecuzione delle opere e la manutenzione, ma capaci al contempo di mitigare l’impatto ambientale, implementando anche norme tecniche, codici per la progettazione e gli interventi, metodologie per la verifica, linee guida e tipologiche delle opere, revisione dei prezziari, formazione, percorsi progettuali ed esecutivi premianti e validati,.
Oggi che la crisi economica impone scelte ed investimenti con l’attivazione di risorse rilevanti per la realizzazione di opere pubbliche, rapidamente cantierabili, non si può disconoscere che la difesa del suolo e le azioni di previsione e prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, sono la prima, urgente e non rinviabile opera pubblica per l’’Italia.
Ed al prossimo disastro non prendiamocela di nuovo con la pioggia !!!
San Fili, 08.02.2009

Il Coordinatore Regionale
Avv. Antonio Iaconetti

Proposta della canditura della Sibaritide nella lista dell’UNESCO

Spett. le
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale Organizzazione
E Formazione, Ufficio UNESCO
Via del Collegio Romano, 27
00186 R O M A


Oggetto: Proposta della canditura della Sibaritide nella lista dell’UNESCO

Ci pregiamo ufficialmente chiedere che la Sibaritide (jonio cosentino) venga dichiarata patrimonio dell’umanità. Riservandoci, all’esito del Vostro riscontro di elencare dettagliatamente i beni materiali e immateriali contenuti in quest’ area. Di seguito vengono indicati sommariamente i motivi per cui questo territorio merita il citato riconoscimento
Senza tema di essere smentiti o apparire orgogliosi, certi della verità che stiamo affermando, decisamente possiamo affermare che la Sibaritide, con i suo variegati tesori, costituisce il cuore del Mediterraneo.
Basta verificare per rendersi conto di questa peculiarità positiva di internazionalità. Certo, ci vuole un approccio culturale ed una certa dose di educazione artistica e ambientale insieme a tanta tanta sensibilità per capire i valori artistici, archeologici, paesaggistici, storici che questa terra contiene come uno scrigno prezioso.
Saper ammirare ciò che gli antenati ci hanno lasciato in eredità grazie al loro ingegno e alle loro maestrie artistiche in armonia con ciò che il buon Dio ha voluto regalare, ritempra lo spirito e il corpo. C’è un clima, un’atmosfera, un’aria che saputa respirare inebria tutto l’essere del visitatore.
Così preparati è possibile essere proiettati da questo territorio nel mondo del passato per rivivere un tempo di grande opulenza. Un passato che già guardava al futuro !
Futuro mai conquistato per l’inerzia e l’incapacità dei moderni gestori del territorio, che non sono riusciti a capire, valorizzare e usufruire di tutti questi beni a incominciare, appunto, dalla sua storia che integrata e letta con le tradizioni, in alcune zone rimaste intatte, lega il territorio al mondo intero. Non c’è un popolo che non porti in se un pezzettino di questa Storia. Il carattere internazionale di questo territorio è legato ai molteplici contatti con gli altri popoli che hanno determinato sia l’esportazione della sua civiltà e sia l’acquisizione diretta per invasioni-denominazioni ( La ricchezza agraria e commerciale la portarono ad avere rapporti persino con la lontana Mileto, in Asia Minore.)
Ancora oggi, la Sibaritide, può dare lezioni, oltre che di arte, di urbanistica, alta architettura e ingegneria (l’agevole strada che collega Rossano Scalo a Rossano centro storico copre il dislivello di più di 300 metri in meno di 4 KM)., soprattutto di ecologia e di sistemi eco - sostenibili. Mai e poi mai è stata violentata la natura .
Questo territorio è importante per la sua storica internazionalità che gli permette di continuare ad essere faro nella civiltà moderna che ha bisogno degli esempi positivi che gli antichi abitanti di questa zona hanno saputo trasmettere: la cura per l’ambiente, l’ospitalità (che ha permesso lo scambio di cultura con altri popoli e il rigetto del razzismo), la ricerca dell’unione fra le Chiese, soprattutto fra quella di Roma e quella di Costantinopoli (Tutto il movimento basiliano con a capo San Nilo si è battuto per questo). E poi l’artigianato: si pensi ai tessuti di Longobucco ancora eseguiti con tecniche antiche grazie alle numerose generazioni della famiglia Celestino.
Questi tappeti, coperte, tovaglie, vestiti ecc. parlano ancora del tempo che fu. Tempo ancora attuale ! Quel tempo che tanto ha da insegnare alle nostre generazioni. Specialmente nel campo dell’ambiente. Tutto ciò che serviva per questi manufatti di tessili venivano, fino a pochissimo tempo fa, rinvenuti in loco. Si pensi alla seta (le donne longobucchesi portavano i bachi nel seno per farli schiuderli). Si pensi alla ginestra (spartium junceum ) una pianta da fibra che serviva a creare tessuti molti resistenti e colori indelebili. L’esteso territorio di Longobucco ancora oggi è ricco di questa pianta. Ma non viene raccolta più. Eppure, potrebbe benissimo supplire le fibre sintetiche e artificiali che procurano tante allergie. I tessuti longobucchesi sono come dei libri che parlano dello splendore di un tempo, di mitologia e leggende .Sono testimonianze del tempo che fu insieme alla stessa gastronomia e i modi di conservazione dei cibi. Una antichità che continua ad essere moderna
Insomma, la cultura che ancora oggi si può scoprire nella tradizione, nell’artigianato, nei canti e nel folklore e, soprattutto, tra le pieghe dei resti archeologici e amabilmente ammirabile nella visione incantata dei suo tesori d’arte che sono stati il fondamento della civiltà europea (e di parte di altri continenti) e che continuano a caratterizzarla
Una storia gloriosa che ci racconta l’ammirazione di tutto il mondo per questa civiltà magno greca-bizantina.
Tutti ammiravano l’opulenza, la raffinatezza dell' antica Sibaris ( Συβαρις) fondata dagli Achei nell' VIII sec. a.C (si parla del 720 A.C.)., e che nel VII-VI sec. fu la colonia magno-greca più importante, tanto da diventare madrepatria di altre colonie tra le quali Poseidonia (Paestum), Laos e Scidro (Skidros). Il suo dominio, dice Strabone, si estendeva su un territorio vastissimo, compreso il Tirreno, con 4 popoli e 25 città
Un periodo felice, di grande splendore e di grande floridezza economica.
Ciò è testimoniato dagli scavi archeologici che hanno portato alla luce ceramiche, ori, monete di grande pregio, e i resti di geniali costruzioni (tra cui un teatro ed un edificio termale) e addirittura di un alaggio per le riparazioni delle navi .
La vita lussuosa che menava questa città la si ricava anche dai ricchi corredi tombali.
I reperti si possono ammirare nel Museo archeologico nazionale della Sibaritide anche se purtroppo alcuni reperti sono finiti in altri musei (soprattutto quello di Reggio Calabria ). Importanti quelli trovati nella zona archeologica di Paludi e quelli del parco archeologico di Francavilla
Sibaris fu distrutta nel 510 A.C ad opera di Kroton che addirittura deviò il Crati per coprirne i resti.
Si cercò di rifondarla più volte finchè riappare sotto il nome di Thurium (dove mori lo storico Erodoto che aveva contribuito a fondarla) e successivamente di Sybaris-Copia
Da questa città prende il nome la pianura più grande della Calabria. Il relativo territorio prende il nome di Sibaritide.
La Sibaritide è un verde e fertile lembo di terra che si affaccia su tutto lo jonio cosentino, incastonato tra il massiccio del Pollino (nord/est) e l' altopiano della Sila (sud.). Su questa fascia di terra la natura ha voluto imprimere le sue più belle poesie. Queste incantevoli impronte della natura che vanno dai paesaggi favolosi e dai panorami mozzafiato della Sila a speroni di roccia scolpiti dal vento e ad insenature create dallo scorrere del fiume Crati che ha contribuito con i suoi detriti ad influenzare la morfologia del territorio, si armonizzano molto bene con le opere eseguite con grande maestria dagli antichi avi che ebbero a capire la bontà di questo territorio che con la sua fertilità ha dato agrumi di ottima qualità e olio di oliva apprezzato in tutto il mondo. Ma ha dato soprattutto un salubre clima. Nella sua pianura c’è un’ eterna primavera e quando fa proprio caldo c’è il mare jonio a rinfrescare. Impossibile descrivere a parole lo scenario che si presenta al visitatore attento. Di questa terra si sono innamorati tutti gli antichi. E i saggi antichi hanno capito che invece di sfruttarla, depredandola come poi fecero purtroppo i popoli più moderni che si sono avvicendati con le loro dominazioni (da considerare vere e proprie invasioni) e come del resto sta facendo i contemporanei, occorreva valorizzare il territorio con opere che spiccassero come diamanti in questa incastonatura naturale già di per se preziosa.
Ed ecco la grande simbiosi tra i greci e il territorio, tra i bizantini e la natura.
Un ecosistema non violentato ma esaltato dalle esigenze umane: esigenze di difesa, di qualità di vita, di arte e di spiritualità.
Quasi tutti gli agglomerati urbani presentano questo rispetto armonizzato con le esigenze artistiche e di qualità di vita
Fra tutti per importanza spiccano Rossano, Corigliano, Cariati, Trebisacce, Castrovillari, Cassano, San Demetrio Corone.

Ed ecco il Castello di Corigliano, la torre di Sant’ Angelo (detta torre stellata per la forma della sua pianta) a Rossano, il Castello di Roseto Capo Spulico come esempi di strumenti di difesa contro le invasioni. Gli insediamenti stessi si creavano tenendo conto dell’habitat onde soddisfare contemporaneamente le esigenze difensive ma anche quelle spirituali e quelle artistiche.
La invincibile Rossano, è posta su una collina rocciosa che domina tutto il golfo jonico e quindi la sibaritide
Secondo alcuni, la sua fondazione è da collegare ai Romani (194, a .C.) ma riteniamo sia corretto attribuirla al popolo degli Enotri,( tra l'XI e l'VIII secolo a.C..).
E’ certo che in epoca magno - greca (VIII-V sec. a.C.) fu il porto di Thurii, conosciuta come Ruskìa o Ruskiané, nome che mutò in epoca romana in Roscianum, con il quale compare nell'Itinerario di Antonino.
A noi piace pensare che il suo nome deriva da Rus (terra, campagna) Sanum (salubre). O forse da villa-villaggio molto ordinato. Infatti, sanus collegato a civitas sta per ordinato che si potrebbe tradurre ai nostri tempi come urbanistica molto evoluta. Infatti, l’urbanistica di Rossano è un capolavoro pur essendo stata condizionata dalla struttura naturale del territorio (una collina rocciosa che diventa con l’opera dell’uomo, che la valorizza ,una roccaforte)
Insomma, la struttura edilizia della città a forma di foglia di vite è, pur dovendosi modellare come si diceva all’impianto naturale scelto per motivi difensivi, uno degli esempi più suggestivi ed evoluti di urbanistica bizantina. In questo gradevole arroccamento si poteva entrare solo attraverso sette porte: Porta Rupa, Porta Leonarda o Nardi, Porta Giudecca, Porta Melissa poi Porta Bona, Porta Cappuccini, Porta Portello, Porta dell’Acqua.
Queste porte oltre ad essere fortificate erano vere e proprie opere d’arte.
Nonostante l’incuria dei giorni nostri, ancora oggi si rimane affascinati nell’ammirare i loro resti.
Ma anche i conventi, le chiese si sono inseriti benissimo nella natura.
Il San Marco si erge su una rupe rocciosa con cui viene a formare unico corpo proiettandosi così nel cielo quasi a sfidare i tempi e i domini
Addirittura nella parte orientale, sono state allungati i tre absidi per colmare il dislivello. Lo stesso vestibolo, aggiunto in epoca più tarda, si inserisce in modo perfetto nel contesto, armonizzandosi in tal guisa da sembrare essere previsto dalla stessa natura
La Chiesa del Patiryon è completamente immersa nella natura e con la stessa crea un’atmosfera indescrivibile. Un esempio di arte e spiritualità è il Codex Purpureo, un gioiellino insieme all’oratorio San Marco (Nel 2000 è stata pubblicata dal Comune di Rossano a cura di Tiziana Cerbino una guida pratica che contiene preziose illustrazioni delle risorse più importanti)
Insomma è una gara fra gli uomini e la natura a chi sa fare meglio e ci si copia.
Così non si sa dove finisce la leggenda e incomincia la realtà.
Chi ha scolpito i Giganti di Campana (due enormi elefanti)? La natura o l’uomo?
Chi ha dipinto la Madonna Achiropita conservata nella cattedrale di Rossano? Achiropita vuol dire non dipinta da mano umana.
Enea è nato ad Enerà, agro di Longobucco ? (Longobucco è un antichissimo borgo della Sibaritide rimasto intatto nel tempo).
Il dott. Vincenzo Astorino uno studioso locale che si occupa di Storia e Mitologia asserisce ciò in un libro di prossima pubblicazione dal titolo “Civiltà millenaria del Golfo Jonico” Ionios Kolpos nel quale sostiene che Enerà era la residenza estiva di Venere madre di Enea.
Insomma così come ce l’hanno lasciata i greci e i bizantini la sibaritide è un tesoro di storia, arte, spiritualità, mitologia, leggende, paesaggi, panorami, borghi antichi, mare stupendo e montagne maestose.
Ciò vuol dire che la sibaritide è gloria e vanto dell’Italia tutta. Solo visitando questo territorio e leggendo un po’ della sua storia si capisce che la Sibaritide, legata al mondo intero, può essere e deve essere un vanto dell’Italia
Il simbolo di questa grandiosità è costituito dal preziosissimo Codex Purpureous Rossanensis conservato nel Museo Diocesano di arte sacra.
Espressione del paziente lavoro dei monaci Basiliani che hanno raggiunto il massimo culturale e spirituale con il rossanese San Nilo, è uno dei codici più antichi al mondo se non unico nel suo genere. È composto da 188 fogli, impreziosito da 15 tavole miniate d'inestimabile bellezza artistica e con ricche simbologie spirituali.
Ma tutto qui richiama la fecondità artistica, intellettuale e spirituale di questa terra
Elenchiamo, riservandoci la mappatura completa, a titolo di esempi:
Corigliano
- Castello Ducale (1073)
- Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore (X sec.)
- Chiesa del Carmine (1493)
- Chiesa di Sant'Antonio (prima metà del XV sec.)
- Chiesa collegiata di San Pietro
- Chiesa di Santa Chiara o delle Monachelle (1757-1762)
- Chiesa di S. Francesco di Paola (XVI sec.)
- Chiesa della Riforma (1686)
- Romitorio di San Francesco
- Chiesa di Sant'Anna (1582)
- Porta dei Brandi
- Palazzo San Mauro
- Ponte Canale (1480)
- Monastero italo-greco di S. Maria del Pátire (1101-5)
- Acquedotto di epoca ellenistica-romana in località Fonte del Fico
- Resti di ville romane in località Malconsiglio-Matavaia
- Tombe di epoca ellenistica in località Villaggio Thurio
- Villaggio Neolitico (4.000 a.C.) in località Favella della Corte

Rossano
- Grotte (Laure ed Eremi) che rappresentano testimoni del "monachesimo italo-greco" detto anche basiliano
- Cattedrale Maria Santissima Achiropita (XIII sec.)
- Chiesa di San Marco (X sec.)
- Chiesa della Panaghia (XII sec.)
- Chiesa di San Bernardino (1428-60)
- Chiesa bizantina di S. Maria del Pilerio
- Chiesa di Santa Maria del Patire
- Oratorio di S. Marco (IX-X sec.)
- Chiesa di San Nilo
- Chiesa di San Francesco di Paola (XVI sec.)
- Chiesa di Santa Chiara (XVI sec.)
- Torre Stellata (XVI sec.)
- Palazzo De Rosis
- Torre dell'Orologio
-Museo Diocesano
Castrovillari (le origini si fanno risalire all’età del ferro. Sono stati trovati però resti paleolitici e neolitici)
- La Chiesa di S. Maria del Castello (1090)
- Castello Aragonese (1490)
- Chiesa di S. Giuliano (1264)
- Chiesa delle Pentite o S. Antonio
- Convento di S. Francesco d'Assisi e Chiesa della SS. Trinità (1220)
- Chiesa di S. Francesco di Paola (ex Monastero delle Clarisse, 1562)
- Chiesa di S. Maria di Costantinopoli
- Cappella di S. Maria delle Grazie ('500)
- Chiesa di S. Vito (XVI sec.)
- Chiesa di S. Maria della Valle (XV sec.)
- Palazzo Gesualdi (XVI sec.)
- Palazzo Salituri alla Giudeca ('500)
- Palazzo Gallo (XVI sec.)
- Palazzo Cappelli (1777)
- Palazzo Rescia ('800)
- Palazzo Laghi (XVIII sec.)
- Palazzo Turco (XIX sec.)
- Palazzo Calvosa (XIX sec.)
- Palazzo Salituri (XIX)
- Ponte della Catena
- Grotte eremitiche (VII-VIII sec. d.C.)
- Monte Pollino
- Gola del Coscile
- Bosco di Pollinello
- San Demetrio
- Chiesa di S. Adriano (XI sec.)
- Chiesa di San Demetrio Megalomartire
- Grotta di San Nilo
Amendolara
Chiesa Matrice di Santa Margherita Vergine e Martire
- Castello (restaurato nel 1239)
- Cappella dell'Annunziata o Cappella dei Greci, o Santa Maria della Lista (IX-X sec.)
- Chiesa di San Giovanni o Chiesa Armena (X sec.)
- Chiesa di Santa Maria
- Palazzo Andreassi
- Palazzo Blefari
- Palazziata
- Palazzo Pucci di Amendolara (1736)
- Palazzo Grisolia (1521)
- Chiesa di San Domenico (1660)
- Cappella di Sant'Antonio Abate (origine bizantina, rifatta nel 1930)
- Cappella di Santa Lucia (1960)
- Chiesa di San Giovanni
- Cappelle gentilizie di Sant'Anna e di San Rocco
- Museo archeologico statatale Vincenzo Laviola
- Area archeologica della città greco-arcaica di Lagaria
- Torre Spaccata (1517)
- Cappella della Madonna delle Grazie nel bosco di Straface
- Sorgente di Trastullo
- Museo Archeologico statale Vincenzo Laviola
- Chiesa di S. Maria Maggiore
- Chiesa dell'Annunziata (1269)
- Chiesa di San Nicola Ante Castillum o San Nicola di Mjra (XI sec.)
- Resti del Castello
- Chiesa della Madonna del Rinfresco (1521)
- Chiesa ed il convento di San Francesco di Paola ('500)
- Basilica del Beato Angelo d'Acri
- Chiesa di Santa Chiara (1724)
- Chiesa e Convento di San Domenico (1524)
- Chiesa e Convento dei Cappuccini (1590)
- Chiesa di S. Francesco di Paola ('500)
- Chiesa di S. Nicola
- Chiesa di S. Caterina
- Palazzo Sanseverino (XVII sec.)
- Palazzo De Simone-Julia
- Palazzo Julia (XV sec.)
- Palazzo Padula
- Palazzo Astorino Giannone
- Palazzo Spezzano
- Palazzo Civitate
- Serra Crista di Acri
- Visita di San Demetrio Corone
- Abbazia di Sambucina
Cordialmente
San Fili, 08 Aprile 2009

Il Coordinatore della Sibaritide Il Coordinatore Regionale
Avv. Vincenzo Iapichino Avv. Antonio Iaconetti

Relazione convegno Fare ambiente e Famiglie d'Italia

Fare Ambiente e Famiglie d’Italia –Vibo 28.02.2009
Le società democratiche affermano il diritto fondamentale di ogni persona a vivere in un ambiente sano e sicuro; e pure oggi la fruizione di tale diritto è resa difficile dalle oggettive condizioni ambientali del pianeta.
Il rischio più grande ed i maggiori problemi ricadono, però, sulle generazioni future alle quali non possiamo assicurare un pianeta abitabile con quantitativo di risorse sufficienti da poter garantire loro una qualità della vita dignitosa nel lungo periodo.
La questione ambientale, infatti, porta alla consapevolezza che difendendo la natura, l’uomo difende se stesso.
La crisi ecologica diviene, allora, un problema etico, un problema che riguarda il nostro modo di agire nei riguardi della natura e degli uomini di oggi e di domani.
Ciò ci induce a riflettere sulla scarsa sensibilizzazione di larghe fasce della popolazione circa il problema ambientale, interrogandoci sia sul livello di comunicazione – informazione dei fatti ambientali, sia sulla scelta delle adeguate strategie nell’opera di sensibilizzazione.
Ogni cittadino ha la responsabilità di comportarsi correttamente nella gestione della natura, attuando un orientamento culturale strettamente connesso ai processi di sviluppo ambientale, economico e sociale.
E’ necessario accelerare l’edificazione di una matura coscienza ecologica sempre più attrezzata di valori forti quali solidarietà, bene comune, uguaglianza, destinazione universale dei beni, pace, libertà.
Al di là delle motivazioni etiche, la difesa dell’ambiente assume dei risvolti pragmatici da non sottovalutare: dietro un ecologismo superficiale e romantico, c’è ancora la non percezione del reale immediato pericolo di collasso ambientale e l’impossibilità di rinunziare alle comodità ed alle abitudine acquisite del benessere.

Ciò significa scoprire una contraddizione insita nel concreto vivere quotidiano che sminuisce l’importanza della singola azione individuale (non sarà il mio gesto a salvare il mondo!) e rimanda agli specialisti la responsabilità della difesa ambientale.
Solo l’azione può riparare i danni, evitare i pericoli e diffondere un nuovo modello di vita.
Ora, il problema ecologico è, di fatto, un problema globale e non può essere risolto senza un vasto progetto strutturale, perciò è importante pensare a livello globale.
Il pensare globale, però, non sostituisce il lavoro concreto necessario per risolvere i problemi pratici che stanno “davanti casa” e bisogna qui aggiungere quelli che stanno “dentro casa”.
Pertanto, l’educazione ambientale in famiglia deve perseguire le seguenti finalità:
a) Sensibilizzare ai valori del reciproco rispetto nel rapporto uomo – ambiente;
b) Favorire cambiamenti nello stile di vita e nello stesso tempo promuovere il sorgere di una motivazione all’agire ecologico;
c) Favorire le azioni ecologiche;
d) Interagire con le agenzie educative scolastiche ed extrascolastiche.
Uno degli ostacoli più insidiosi per la diffusione di uno stile di vita sostenibile è legato al concetto di qualità della vita oggi diffuso nella società di massa.
Inoltre, spesso la tutela ed il risanamento dell’ambiente richiedono tempi lunghi ed avvengono in aree territoriali con le quali l’individuo può non avere contatti o interessi immediati; tali considerazioni lo inducono al rifiuto delle proprie responsabilità nei riguardi dell’ambiente ed a non rinunziare alla logica del “tutto e subito al minor costo” tipica del mercato globale in cui esso è profondamente inserito.


La famiglia moderna, quindi, si ritrova ad avere una responsabilità in più: educare, con paziente sforzo pedagogico, ad una logica non utilitaristica bensì solidale, necessaria per attribuire valore morale e materiale alla capacità di creare un nuovo contesto planetario confortevole e sicuro per le generazioni attuali e future.
La famiglia ha il compito, di concorrere a ” progettare e realizzare un modello di sviluppo sostenibile per l’ambiente, una tra le sfide più grandi ed urgenti che ci propongono i nostri giorni.
Occorre acquisire la consapevolezza che non bastano scelte positive da parte d’individui o nazioni, occorrono cambiamenti strutturali nell’economia mondiale per far si che il nostro modello di sviluppo diventi sostenibile.
Ma ciò risulta insufficiente se non si acquisisce una nuova sensibilità al bene comune ed alla fratellanza universale, e se per una parte considerevole della popolazione mondiale non si intraprende un radicale cambiamento dei propri comportamenti consumistici.
Riuscire in una tale impresa comporterà una svolta epocale nella società umana dal sapore rivoluzionario.
Bisogna realizzare oggi nell’educazione ambientale e nelle famiglie lo spirito di una ricomposizione di un rapporto di armonia con la natura che rappresenta un grande atto di amore per l’umanità di domani.
Come si vive per gli altri oggi, così occorre lavorare per l’umanità che verrà.
E’ questa l’anima che vogliamo dare al nostro vivere l’ecologia, che comporta anche educarci ed educare in famiglia al rispetto per la natura e l’osservanza delle leggi ambientali.

PROGRAMMA 2009 FAREAMBIENTE CALABRIA

PROGRAMMA 2009 FAREAMBIENTE CALABRIA
Fare Ambiente Calabria per l’anno 2009 propone diverse azioni volte al miglioramento, alla rivalutazione e alla sostenibilità del territorio calabrese. Oggi viviamo in un’epoca molto meno rassicurante di quella del miracolo economico dove i giovani progettano, sognano o si illudono di lavorare per far qualcosa di bello e giusto.
Noi di Fareambiente vogliamo rispondere alla crisi dando una spinta interiore, sia estetica che pragmatica per creare un progetto buono concreto e condiviso. E forse i calabresi sono d’accordo, perché in mancanza di una crescita quantitativa, si cerca, ed è giusto, una crescita “qualitativa della vita”e quindi dell’ambiente che ci circonda. Per far questo abbiamo bisogno anche della “creatività”, che ci è stata narrata nel nostro Paese come il motore che mette tutto insieme, e che grazie all’apertura mentale, della cooperazione del nostro movimento, e aggiungo, non per ultimo ,all’innovazione riesce a scardinare vecchie ideologie politiche-ambientali, meccaniche e ripetitive, talvolta anche drammatiche, sulle quali il nostro presente impone l’attenzione. Questo è l’anno europeo dell’innovazione e della creatività. Da Bruxelles sono stati chiamati eminenti studiosi del “verbo creativo” per pensare ad una serie di eventi-iniziative che intreccino collaborazioni tra i Paesi dell’Unione. E proprio la collaborazione è uno dei fulcri fondamentali del nostro programma, vogliamo coinvolgere i singoli cittadini, piccole e medie imprese per promuovere un “ambientalismo creativo”. Prima della crisi si pensava che proprio la creatività potesse essere il grande motore per le professioni, per i territori e per le economie dei luoghi del Vecchio Continente. Noi come Fare Ambiente Calabria vogliamo istituire una rete creativa, culturale economica sociale e sostenibile. “Fare” in modo che la creatività possa creare valore e che non sia solo una questione di immagine. Attraverso la creazione di un parco archeologico, da gestire come Fare ambiente, vogliamo valorizzare i due titanici litici che da secoli dominano la radura “dell’Incavallicata” di Campana, piccolo centro della Sila Grande cosentina. La zona, tra l’altro e' particolarmente ricca di testimonianze preistoriche ed i “giganti di pietra” sfidano il tempo e le intemperie, aspettando la loro giusta collocazione e visibilità nel mondo archeologico. Intendiamo svelare dunque questo mistero ma soprattutto rivalutare e rendere visibili a tutti i cittadini tali reperti come del resto tutti gli altri monumenti che sono trascurati o abbandonati. Un esempio recente lo abbiamo avuto a Rossano quando una domenica pomeriggio ci siamo recati nel centro storico dove è presente un’antica chiesa Bizantina di San Marco, un gioiellino di arte Bizantina che purtroppo non siamo riusciti a visitare perchè l’ingresso era chiuso con un poco artistico catenaccio. E sempre a Rossano è gelosamente custodito, nel Museo Diocesano, il Codex purpureus, un evangelario greco del V sec. di origine mediorientale.
Il Codex potrebbe essere arrivato in Calabria trasportato dai monaci melchiti che, tra l'VIII e il IX secolo fuggirono dalle persecuzioni subite durante le guerre tra arabi e bizantini.
Altra ipotesi vuole che il Codex pervenne alla cattedrale di Rossano in dono da un nobile bizantino.
Il nome Purpureo deriva dal colore rosso della pergamena usata; le pergamene purpuree erano, infatti, utilizzate nel mondo bizantino solo per i documenti più preziosi.
Il Codex è considerato il piu' alto esempio di codice greco miniato tra quelli esistenti al mondo.
La sua unicità e antichità lo rendono, senza ombra di dubbio, un documento di valore inestimabile.
Sul Codex Rossano e la Calabria si giocano una carta importantissima, ovvero l’opportunità che il Codex venga inserito, dall’UNESCO, nel “Registro della Memoria” come bene patrimonio dell’umanità.
E fare Ambiente Calabria spenderà tutta se stessa affinchè ciò avvenga facendo propria e sostenendo l’iniziativa risalente al dicembre del 2006 intrapresa ufficialmente da tutti i sindaci del rossanese.
Pensiamo di creare un percorso culturale che unisca, partendo da Rossano, passando per l’antica Sybaris, da Petelia – l’attuale Strongoli – mitica città fondata da Filottete che dopo la battaglia di Canne (216 a.C.), rimase l'unica città brettia alleata di Roma e dovette sostenere, da sola, l'attacco dei Cartaginesi e teatro della battaglia tra Annibale e Marcello, per giungere a Kroton la città di Pitagora e del tempio di Era Lacinia, e continuando ancora tra i tanti siti e gli innumerevoli tesori che arricchiscono la nostra Calabria.
La nostra Calabria – Italia, terra ricca di storia e di mitologia, è attraverso la riscoperta e la valorizzazione della sua storia che deve trarre nuova linfa per creare opportunità di sviluppo e ricchezza per un territorio troppo spesso associato a episodi cruenti .
Intendiamo, a tal proposito, fare una mapping di tutto il territorio per far sì che i nostri tesori possano riemergere e avere la loro visibilità rivalutando così il nostro territorio. E’ già in fase avanzata la costruzione di un portale web dove allocare tutte le foto e le notizie dei siti archeologici e monumentali della regione, anche per raccogliere testimonianze e segnalazioni dei siti e dei monumenti storici che meritano attenzione.
Contiamo, così di coinvolgere sensibilizzare ed educare il più possibile, sopratutto le nuove generazioni, al bello ed alla tutela del nostro territorio.
"L'Italia e con essa la Calabria devono risalire ai primi posti del turismo mondiale trovando il giusto equilibrio tra la difesa di un patrimonio artistico e naturale unico al mondo, e la valorizzazione dei suoi beni ai fini del rilancio della nostra economia".
Tale rilancio passa anche dalla costruzione di opere come il Ponte sullo Stretto di Messina , opera che riveste una fortissima valenza sia sul piano prettamente tecnologico, che dell'immagine ma, soprattutto per il ruolo che andrà a ricoprire per lo sviluppo socio-economico dell'area calabro-sicula e dell'intero Paese.
Pensiamo che i problemi per la sua concretizzazione siano di natura prettamente politica, più che di impatto e problematiche ambientaliste, che a nostro avviso non esistono!!!
Anzi, il ponte, per come è stato concepito, andrà a ridurre l'impatto ambientale a cui attualmente è sottoposta l'area dello stretto, a causa dell'intensissimo traffico marittimo presente...
E, comunque, la sua realizzazione va inquadrata positivamente anche rispetto al potenziamento viario (strade, ferrovie ed autostrade), che grazie al ponte subiranno necessariamente un’accelerazione per il completamento dei vari cantieri "eternamente in corso d'opera", che devono essere pronti obbligatoriamente alla data di inaugurazione del Ponte, con grande beneficio della nostra vocazione turistica, che se ben concepita porterà una crescita socio-economica non indifferente! E’ dal ponte che deve partire la dorsale calabro-adriatica che collega il profondo sud con il nord facendo così dell’Italia un unico popolo.

Come Calabresi prima, e come Fare Ambiente, siamo pronti a vigilare e sollecitare le istituzioni statali affinchè la costruzione del Ponte divenga finalmente realtà in tempi relativamente brevi e insieme con essa la relativa necessaria rete infrastrutturale
San Fili, 20.01.2009
Il Coordinatore Regionale
Avv. Antonio Iaconetti

Sibaritide, patrimonio UNESCO Comunicato del 08.04.2009

Sibaritide, patrimonio UNESCO
La sibaritide è un verde e fertile lembo di terra che si affaccia su tutto lo jonio cosentino, incastonato tra il massiccio del Pollino (nord/est) e l' altopiano della Sila(sud.) Su questa fascia di terra la natura ha voluto imprimere le sue più belle poesie. Queste incantevoli impronte della natura che vanno dai paesaggi favolosi e dai panorami mozzafiato della Sila a speroni di roccia scolpiti dal vento e a insenature volute dallo scorrere del fiume Crati che ha contribuito con i suoi detriti ad influenzare la morfologia del territorio, si armonizzano molto bene con le opere eseguite con grande maestria dagli antichi avi che ebbero a capire la bontà di questo territorio che con la sua fertilità ha dato agrumi di ottima qualità e olio di oliva apprezzato in tutto il mondo. Ma ha dato soprattutto un salubre clima. Nella sua pianura c’è una eterna primavera e quando fa proprio caldo c’è il mare jonio a rinfrescare. Impossibile descrivere a parole lo scenario che si presenta al visitatore attento. Di questa terra si sono innamorati tutti gli antichi. E i saggi hanno capito che invece di sfruttarla, depredarla come poi fecero purtroppo gli altri i popoli che si sono avvicendati con le loro dominazioni (da considerare vere e proprie invasioni) e come del resto sta facendo il moderno potere,occorreva valorizzare il territorio con opere che spiccassero come diamanti in questa incastonatura naturale già di per se preziosa.
Ed ecco la grande simbiosi tra i greci e il territorio, tra i bizantini e la natura.
Un ecosistema non violentato ma esaltato dalle esigenze umane: esigenze di difesa, di qualità di vita, di arte, di spiritualità.
Ed ecco il Castello di Corigliano, la torre di Sant’ Angelo a Rossano, il Castello di Capo Spulico come esempi di strumenti di difesa contro le invasioni. Gli insediamenti stessi si creavano tenendo conto dell’habitat onde soddisfare contemporaneamente le esigenze difensive ma anche quelle spirituali e quelle artistiche.
La invincibile Rossano è posta su una collina rocciosa che domina tutto il golfo jonico e quindi la sibaritide.
Si poteva entrare solo attraverso delle porte. Queste porte oltre ad essere fortificate erano veri e proprie opere d’arte.
Nonostante l’incuria ,ancora oggi si rimani affascinati nell’ammirare i loro resti
Ma anche i conventi, le chiese si sono inseriti benissimo nella natura.
Il San Marco si erge su una rupe rocciosa con cui viene a formare unico corpo proiettandosi così nel cielo quasi a sfidare i tempi e i domini
La Chiesa del Patiryon è completamente immersa nella natura e con la stessa crea un’atmosfera indescrivibile. Un esempio di arte e spiritualità è il codex purpureo, un gioiellino insieme all’oratorio San Marco
Insomma è una gara fra gli uomini e la natura a chi sa fare meglio e ci si copia .Così non si sa dove finisce la leggenda e incomincia la realtà.
Chi ha scolpito i Giganti di Campana (cs) (due enormi elefanti)? .La natura o l’uomo?
Chi ha dipinto la madonna Achiropita conservata nella cattedrale di Rossano? Achiropita vuol dire non dipinta da mano umana. Enea è nato a Longobucco ? (Longobucco è un antichissimo borgo della Sibaritide rimasto intatto nel tempo). Il dott. Vincenzo Astorino uno studioso locale che si occupa di Storia e Mitologia asserisce ciò in un libro di prossima pubblicazione
Insomma così come ce l’hanno lasciata i greci e i bizantini la sibaritide è un tesoro di storia, arte, spiritualità, mitologia, leggende, paesaggi, panorami, borghi antichi, mare stupendo e montagne maestose .Ciò vuol dire che la sibaritide è una gloria dell’Italia tutta. Solo visitando questo territorio e leggendo un po’ della sua storia (sibaris, fondata dagli achei nell’VIII A.C., fu la città più importante della Magna Grecia, il cui grado di civiltà è riconosciuto da tutti) capite che la Sibaritide può essere e deve essere un vanto dell’Italia.
Quindi tutti chiedo di sostenere la candidatura che Fare Ambiente con la sapiente e decisa regia del suo coordinatore regionale, Avv. Antonio Iaconetti, sta per avanzare all’Unesco per fare dichiarare la Sibaritide patrimonio dell’Umanità

L’energia rinnovabile come motore per lo sviluppo economico

L’energia rinnovabile come motore per lo sviluppo economico

L’ ambientalismo di maniera ha fatto perno in questi anni sul credo che la difesa e la valorizzazione del territorio è inconciliabile, se non in contrasto, con lo sviluppo economico ed infrastrutturale, con la modernizzazione dei luoghi.
Fortunatamente le cose non stanno cosi. L’ambientalismo richiede risposte diversificate e intelligenti rispondenti alle specificità del contesto.
Per intenderci: nessuno pensa di realizzare opere infrastrutturali all’interno della valle dei templi d’Agrigento ma nello stesso tempo non si capisce il significato di una legislazione che, dichiarando area parco circa il 20% del territorio nazionale, blocca qualunque iniziativa di sviluppo in quei territori.
Un impostazione del genere comporta la condanna per il paese all’immobilismo ed all’arretratezza.
Lo sforzo deve essere invece rivolto invece a coniugare la salvaguardia reale del territorio con il suo sviluppo economico e sociale.
Facciamo qualche esempio partendo dalla potenzialità dei progetti afferenti il campo delle energie rinnovabili.
Questi progetti, se ben impostati possono trasformarsi in un eccezionale volano per lo sviluppo economico dei territori rendendo disponibile agli amministratori (meglio se consorziati) redditività importanti da reinvestire ed occupazione duratura per molte persone.
Il compito delle Amministrazioni è quello di reinvestire correttamente tali introiti non facendoli assorbire totalmente dalle spese correnti ma destinandone una parte significativa, alla creazione di circuiti economici virtuosi.
Comunità che si trovano in aree particolarmente vocate all’Eolico, Fotovoltaico, biomasse etc…, possono realizzare Progetti estremamente importanti e produttivi tali da rendere disponibili alle amministrazioni (meglio se consorziate) risorse cospicue da reinvestire. Spesso poi la natura ha fatto sì che i siti meglio predisposti all’utilizzo di questi elementi siano quelli che per tante ragioni sono più svantaggiati nella scala dello sviluppo economico del paese.
Le aree a maggiore vocazione eolica sono nel sud dell’Italia come pure le ore di sole delle regioni meridionali sono circa 40% in più rispetto a quelle delle regioni settentrionali. Sono risorse da impiegare.
Facciamo un esempio. Un Progetto di Parco Eolico ben studiato, condiviso fra le Amministrazioni locali ed un partner tecnologico forte ed affidabile, sfruttando semplicemente gli incentivi già previsti dalle attuali normative, consentirebbe a tante Amministrazioni locali svantaggiate, di disporre di redditi di sicuro interesse.
Certo le cose non sono semplici come appaiano. Le Amministrazioni devono essere all’altezza del compito.
Devono guardare a questi Progetti per realizzare il vero sviluppo economico e non per avere qualche fondo in più per l’ordinaria amministrazione.
L’errore che le Amministrazioni potrebbero compiere in questo caso è quello di gestire, considerate le reali ristrettezze in cui si dibattono, queste entrate come reddito ordinario. Sarebbe un grave errore anche perchè il valore assolutamente interessante di queste entrate consentirebbe di dare ossigeno all’ordinaria amministrazione e contemporaneamente destinarne parte alla Progettazione del futuro.
A questo scopo si potrebbe pensare di destinare una parte degli introiti per finanziare l’elaborazione del Piano di Sviluppo Strategico del territorio. Tale piano costituisce l’occasione d’indagine per l’individuazione delle vocazioni e delle potenzialità del Territorio al fine d’elaborare le linee strategiche per lo sviluppo, nella condivisione degli obiettivi e delle metodologie con il tessuto pubblico e privato offrendo maggiori garanzie sulla credibilità degli obiettivi prefissati.
Gli amministratori si troverebbero (finanziato da un progetto che utilizza energie rinnovabili) uno strumento con il quale fare vero e reale sviluppo economico sfruttando in modo scientifico le migliori potenzialità del territorio. Non solo. Il Piano di Sviluppo Strategico consentirebbe l’accesso ai fondi strutturali programmati fra il 2007-2013.
In sintesi da un Progetto che fa leva su energie pulite e rinnovabili si può innescare un processo che oltre ad aiutare gli amministratori sull’ordinario consentirebbe di innescare, a costo zero, processi di reale sviluppo economico per i territori con benefici a cascata sulle popolazioni.
A chiudere il cerchio poi alla fine dell’esercizio del Parco Eolico si potrebbe decidere di proseguire l’esperienza con un refresh tecnologico oppure, avendolo previsto fin dall’elaborazione del progetto, rimuovere il Parco e ripristinare l’ambiente originario.
Ecco, questo ci sembra un modo intelligente di coniugare l’ambientalismo, lo sviluppo economico, le esigenze degli amministratori e delle popolazioni.
Quanto qui esposto vuole essere un timido approccio allo sviluppo economico sostenibile che nel corso delle settimane tenderà a consolidarsi in progetti cantierabili aprendo delle finestre su un futuro accettabile dai più. Dato che il nostro obiettivo, in primis, è quello di allargare la base del consenso questo non può che avvenire attraverso un nuovo linguaggio, una nuova visione condivisa, nuove conoscenze ed il trasferimento di pratiche di successo adottate in altri paesi. Se è vero che abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio è anche vero che per assimilarlo abbiamo bisogno di una maggiore consapevolezza e di una visione multidisciplinare del contesto in cui operare. La sfida non è delle più facili ma siamo altrettanto convinti che non è impossibile se riusciamo ad allargare la base della comprensione e del coinvolgimento. Il nostro intento è quello di tracciare una via per lo sviluppo economico attraverso una forte dose di fiducia, la costruzione di un capitale sociale e della dignità.
Con tecnica puzzle vogliamo affrontare uno stimolante dibattito sulle tematiche di sviluppo economico, in armonia con l’impegno civile che ci contraddistingue, per far fronte alla dilagante schizofrenia culturale che mina le basi democratiche di convivenza civile. Nell’attuale fase storica dettata dall’incertezza e dalla instabilità sociale latente, ognuno di noi si deve sentire chiamato a dare un contributo concreto in termini di policy (azione) e di policy makers (costruttori d’azione) per agevolare le scelte di cui si nutre la politica, sintesi dei bisogni collettivi. Non idee per l’azione di parte ma idee per la costruzione di azioni da condividere perché questo è il metodo che agevola le scelte in termini di tornado politics e non di abortion politics e perché lo sviluppo è parte di una interazione collettiva da cui emergono le meso-strutture socio-economiche. In un’epoca dominata dalle disinformazioni, da incoerenza culturale, dalla carenza di attenzione, dalla facile ricerca della somiglianza e non delle differenze proponiamo un cambio di paradigma per perseguire la via alta della competitività tra coesione sociale e sviluppo economico esponendo tesi, argomentazioni e modalità per coniugare cultura e sviluppo. Per perseguire questa via alta affermiamo l’esigenza di un nuovo linguaggio, una nuova linguistica, nuovi strumenti di analisi, nuove intelaiature concettuali ed una grande narrazione consistente e condivisibile. Lo sviluppo richiede anche una leadership che va ricercata in quei modelli di umiltà che dischiudendo l’accesso al sommo bene consentono di esercitare un’influenza benefica contrapponendosi di fatto a quei modelli di leadership che proiettano all’esterno energie caotiche di interiorità che danno sfogo a potere distruttivo.
A nostro modesto avviso sarà alquanto difficile attivare un processo di sviluppo economico se non si affronta in modo serio e rigoroso un processo di dittazione culturale. Non possiamo più pianificare un processo di sviluppo economico possiamo solo costruire un brodo primordiale per lo sviluppo da cui dovranno emergere configurazioni economiche dinamiche (vita economica) e non configurazioni economiche congelate (statiche). Per fare questo, come abbiamo accennato all’inizio, abbiamo bisogno di nuovi paradigmi e nuovi linguaggi e padroneggiare la fisica, la biologia, la matematica, l’economia e la filosofia come pure non dovranno avere segreti tematiche e strumenti come la teoria delle catastrofi, il caos, la complessità, l’ubiquità dello stato critico, la legge di rottura, la teoria dei rendimenti crescenti, il capitalismo informazionale e relazionale, l’economia della creatività [nota anche come economia delle 3T (talento, tecnologia, tolleranza)] e l’economia dello sviluppo locale. Allora sì che quando vediamo un porto, come quello di Gioia Tauro, non lo individuiamo più come una configurazione congelata (transhipment) avulsa dal contesto socio-economico-locale-culturale bensì come un cluster della logistica motore di un distretto high tech sul modello del cluster logistico di Rotterdam. Solo così riusciamo a vedere i possibili sviluppi del cluster ed uscire dall’artigianalità produttiva e culturale.
Nel nostro modello di sviluppo, abbiamo constatato che la criticità è costituita dalla mancanza di leadership. Questa nota non può che concludersi con un incitamento verso quella leadership che ci sprona ad uscire dall’artigianalità quotidiana, per tentare la via alta del pensiero strategico e trovare e ricostruire incessantemente connessioni sociali prima, e connessioni tra scienze pure e cultura poi; la leadership che ci ricorda Antoine de Saint Exupèry, il quale diceva “una pozzanghera associata alla luna rivela delle connessioni nascoste”; la leadership che ci richiama ad immergerci nel pensiero critico e nella passione delle sfide, per non accrescere la solitudine; la leadership che ci richiama costantemente all’entusiasmo e ci consiglia ad accettare la tensione e le sfide, perché la tensione è sinonimo di creatività; la leadership che ci invoglia al grande progetto dello sviluppo, nella consapevolezza dei nostri limiti; la leadership che ci esorta al ritorno al gioco, quando l’entusiasmo si trasforma in fallimento; la leadership che fa continuamente apprezzamento al valore della dignità, alla quale sono indirizzati i suoi sforzi. Quando la gente non partecipa o non si espone, non sempre lo fa per timore, per egoismo o per incapacità; nella maggior parte dei casi lo fa per dignità, e pensiamo che questo sia il più alto valore, che merita rispetto e risposte. È a questa dignità che ci dobbiamo rivolgere ed è su questa dignità che dobbiamo far leva per far uscire dalla cappa dell’indifferenza gli esclusi dal dialogo. È importante al riguardo segnalare un altro aspetto della dignità evidenziando che gli uomini, comunque, cercano non solo il confort fisico, ma anche quello psicologico. Questo benessere psicologico si presenta come dignità o come riconoscimento del proprio valore - quello che Aristotele chiamava thymòs. Anche quando il progresso scientifico porta ad una maggior ricchezza e a un maggior comfort, l’uomo continua a lottare per il riconoscimento e la dignità. Questo impulso al thymòs secondo Fukuyama, è la causa principale della scia di sangue che accompagna la storia. Gli uomini hanno lottato per secoli contro le rigide gerarchie sociali che negavano loro dignità e autonomia. Nei successivi articoli tenteremo con una maggiore linearità di mettere ordine al caos imperante e restituire fiducia per un futuro in cui ci possiamo riconoscere nel linguaggio e nell’azione.
San Fili, 26.05.2008
Il Coordinatore Regione Calabria
Avv. Antonio Iaconetti