Se la politica predicata (praticarla è un’altra cosa…) da tanti ambientalisti fosse risultata davvero efficace, di gruppi come Fare Ambiente oggi non ci sarebbe bisogno. Penso che tutti, me per primo, avremmo continuato a delegare ai Verdi e ai movimenti ecologisti “ufficiali” tutta la delicata problematica dell’ambiente.
Questa è la prima risposta che posso fornire alla “disinvolta” risposta di Antonio Pappaterra, il presidente dell’associazione “La scossa”. Non voglio togliere nulla alla sua generosa replica. Ma avrei gradito di più una replica da parte di Tommasi.
Ciononostante, continuo a rispondere volentieri. Dov’ero? E, soprattutto, dov’era Fare Ambiente?
Eravamo, mentre l’ex assessore si batteva per tutte le belle cose dichiarate da Pappaterra, impegnati a constatare i reali risultati della politica dei Verdi. Cioè, la botta d’arresto del nostro sistema. Alla quale, per giunta, non è conseguito nessun reale beneficio.
Eravamo impegnati a osservare la sporcizia che si accumulava nelle nostre città del sud, amministrate, in larga parte, da giunte di centrosinistra con l’avallo di governi regionali dello stesso schieramento.
Eravamo impegnati ad osservare lo sventramento sistematico di molte zone collinari e montane della Calabria, per la creazione di parchi eolici tanto brutti quanto inutili (a proposito: l’ambiente non è pure bellezza?).
Eravamo impegnati a confrontarci con studiosi e con esperti, per cercare un’alternativa intelligente a un’egemonia culturale, quella ecologista, ormai senza pari. Paragonabile, se si vuole, a quella dell’ex partito comunista.
Eravamo impegnati a chiederci come mai i paesi che usano normalmente gli inceneritori, i termovalorizzatori e, persino, il tanto vituperato nucleare, siano più puliti del nostro. Non solo: abbiano una popolazione più sana.
Eravamo impegnati a diffondere un messaggio elementare: le problematiche dell’ambiente sono di tutti. Non solo dei Verdi. E di chi, orecchiando tematiche primitiviste, ha costruito carriere altrimenti impensabili.
Facevamo questo mentre Tommasi approvava gli eolici e spaccava in due il proprio partito con un commissariamento maldestro, alienandosi le simpatie degli ecologisti in buona fede. I quali, Maria Grazia Francescano in testa, lo hanno sconfessato.
Facevamo questo mentre Tommasi, capitalizzando lo slogan tardivo del suo “protettore”, l’ex ministro Pecoraro Scanio, si convertiva, poco prima delle elezioni politiche, al “riformismo del fare”. E poi, a batosta elettorale avvenuta, mandava messaggi di plauso alle iniziative del gruppo provinciale di centrodestra, che, di fronte all’emergenza ambientale, lanciava l’idea dei rigassificatori e dei digestori di rifiuti. Ora, mi chiedo e chiedo ai lettori, Tommasi doveva aspettare di essere “silurato” da Loiero per scoprire la termovalorizzazione dei rifuti? Non poteva pensarci prima, quando “programmava costruttivamente”? Adesso almeno potremmo ringraziarlo di qualcosa. Non per l’energia elettrica di cui non potremo fruire, nonostante i parchi eolici.
Fare Ambiente non protesta. Propone. Fare Ambiente non contesta. Critica. Fare Ambiente non guarda al passato ma pensa al futuro. Non costruisce carriere ma elabora un’idea di futuro. Si spera più pulito delle città che abbiamo ereditato dalle amministrazioni di cui i cosiddetti “ecologisti” hanno fatto parte.
Il Coordinatore Regionale
Avv. Antonio Iaconetti
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