I Giganti di pietra di Campana sono due sculture litiche situate sulla sommità di un colle nella Sila Greca, in Calabria.
I due grandi blocchi rocciosi, chiamati in loco Pietre della Incavallicata, sono distanti tra loro circa tre metri, e sono costituiti da diversi strati di roccia in sovrapposizione, e rappresentano rispettivamente un elefante alto circa 5,80 metri, e le gambe di un essere umano scolpite sino alle ginocchia alte 7,50 metri, poi la statua si interrompe nella sua parte superiore. La scala di rappresentazione è dunque colossale.
Sotto le due figure nel blocco di roccia sottostante sono state scavate due piccole grotte, testimonianza di una civiltà cavernicola, ci cono infatti nelle vicinanze delle pietre centinaia di grotte scavate nella roccia.
Le due statue sono lì da secoli, all’aperto in una radura assolata, i contadini del luogo se le ricordano da sempre.
La roccia delle sculture mostra i segni della corrosione del tempo e delle intemperie, in alcuni tratti le statue sono state consunte, e molti sono i particolari mutilati o mancanti, un po’ come accade in genere per le statue greche o romane dell’antichità. L’elefante è bellissimo, imponente e dinamico allo stesso tempo. Con le zampe posteriori in una flessione ponderale che lo fa sembrare in movimento. Gli occhi, la proboscide e le zanne sono molto ben scolpiti, e sono ben visibili le gambe di un cavaliere che stava in groppa all’elefante, sia sul lato sinistro che su quello destro.
Tecnicamente la statua dell’elefante è un altorilievo, cioè un blocco scolpito su tutti i 360 gradi, e dunque non può essere opera delle intemperie e del vento.
I resti della seconda statua, sembrano rappresentare due gambe umane dalle ginocchia in giù, alte 7,50 metri, se la statua fosse completa il colosso dovrebbe superare almeno i quindici metri.
La tradizione orale di Campana definisce questa statua come “il ciclope”.
In uno scritto delle fine del 1600 il vescovo Francesco Marino lo definiva “il gran colosso”, caduto al suolo a causa dei terremoti.
Nella mappa della Calabria del Magini del 1603, questo luogo è chiamato “il cozzo delli Giganti”.
Sono dunque statue che erano note già nell’antichità, e classificate come giganti.
L’interrogativo fondamentale è: chi le ha scolpite e in che epoca?
L’immaginario popolare ha cercato in Pirro ed Annibale, i possibili autori delle sculture, perché i loro eserciti usavano gli elefanti, ma non abbiamo nessun indizio concreto che rimandi a quei condottieri.
La verità è che queste sculture necessitano di di studi archeologici e scientifici seri che permettano di indagare in profondità la natura di questi oggetti. E’ per questo che ci rivolgiamo al Ministro dei Beni culturali, perché si svolga una campagna di indagini. Un rilievo con tecnica laser scanner 3d, una accurata analisi degli utensili di scalfittura usati sulle pietre, oltre che una ricognizione di scavo archeologico potrebbero dirci di più.
I Giganti di Pietra costituiscono comunque sin dal 2003, anno in cui sono state segnalate per la prima volta al grande pubblico dall’architetto domenico canino, una grande attrazione per gli appassionati di archeologia.
Il mistero di un elefante e di un guerriero di pietra giganteschi in mezzo alle montagne della Sila ha scatenato la curiosità di studiosi e turisti, e mezzi di comunicazione.
Articoli sui giganti sono stati pubblicati su la Repubblica, Focus, Le Monde, Avvenire, Gazzetta del Sud, Il Quotidiano della Calabria, e speciali televisivi sono andati in onda su Rai regione e su Gaia, trasmissione di divulgazione scientifica di raitre.
Il sindaco di Campana, dott. Pasquale Manfredi, custode dei preziosi reperti, si è attivato in tutti i modi per valorizzare questo sito archeologico, ha organizzato visite di club archeologici, di scolaresche, ha intrecciato relazioni con diversi tour operator, ha curato la pubblicazione di libri, invitato ed ospitato studiosi della materia, ma le poche risorse finanziarie disponibili ne hanno limitato il raggio di azione.
L’associazione Fare Ambiente della Calabria, ha scelto di supportare attivamente la conoscenza e la valorizzazione dei giganti di pietra di campana e si rivolge dunque alle massime istituzioni del nostro paese, cioè al Ministro dei beni culturali, perché si possa intervenire concretamente nello studio di questi reperti, affinchè possano rappresentare una preziosa risorsa culturale ed economica per l’intera regione Calabria.
L’associazione Fare Ambiente della Calabria
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