mercoledì 16 settembre 2009

Proposta della canditura della Sibaritide nella lista dell’UNESCO

Spett. le
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale Organizzazione
E Formazione, Ufficio UNESCO
Via del Collegio Romano, 27
00186 R O M A


Oggetto: Proposta della canditura della Sibaritide nella lista dell’UNESCO

Ci pregiamo ufficialmente chiedere che la Sibaritide (jonio cosentino) venga dichiarata patrimonio dell’umanità. Riservandoci, all’esito del Vostro riscontro di elencare dettagliatamente i beni materiali e immateriali contenuti in quest’ area. Di seguito vengono indicati sommariamente i motivi per cui questo territorio merita il citato riconoscimento
Senza tema di essere smentiti o apparire orgogliosi, certi della verità che stiamo affermando, decisamente possiamo affermare che la Sibaritide, con i suo variegati tesori, costituisce il cuore del Mediterraneo.
Basta verificare per rendersi conto di questa peculiarità positiva di internazionalità. Certo, ci vuole un approccio culturale ed una certa dose di educazione artistica e ambientale insieme a tanta tanta sensibilità per capire i valori artistici, archeologici, paesaggistici, storici che questa terra contiene come uno scrigno prezioso.
Saper ammirare ciò che gli antenati ci hanno lasciato in eredità grazie al loro ingegno e alle loro maestrie artistiche in armonia con ciò che il buon Dio ha voluto regalare, ritempra lo spirito e il corpo. C’è un clima, un’atmosfera, un’aria che saputa respirare inebria tutto l’essere del visitatore.
Così preparati è possibile essere proiettati da questo territorio nel mondo del passato per rivivere un tempo di grande opulenza. Un passato che già guardava al futuro !
Futuro mai conquistato per l’inerzia e l’incapacità dei moderni gestori del territorio, che non sono riusciti a capire, valorizzare e usufruire di tutti questi beni a incominciare, appunto, dalla sua storia che integrata e letta con le tradizioni, in alcune zone rimaste intatte, lega il territorio al mondo intero. Non c’è un popolo che non porti in se un pezzettino di questa Storia. Il carattere internazionale di questo territorio è legato ai molteplici contatti con gli altri popoli che hanno determinato sia l’esportazione della sua civiltà e sia l’acquisizione diretta per invasioni-denominazioni ( La ricchezza agraria e commerciale la portarono ad avere rapporti persino con la lontana Mileto, in Asia Minore.)
Ancora oggi, la Sibaritide, può dare lezioni, oltre che di arte, di urbanistica, alta architettura e ingegneria (l’agevole strada che collega Rossano Scalo a Rossano centro storico copre il dislivello di più di 300 metri in meno di 4 KM)., soprattutto di ecologia e di sistemi eco - sostenibili. Mai e poi mai è stata violentata la natura .
Questo territorio è importante per la sua storica internazionalità che gli permette di continuare ad essere faro nella civiltà moderna che ha bisogno degli esempi positivi che gli antichi abitanti di questa zona hanno saputo trasmettere: la cura per l’ambiente, l’ospitalità (che ha permesso lo scambio di cultura con altri popoli e il rigetto del razzismo), la ricerca dell’unione fra le Chiese, soprattutto fra quella di Roma e quella di Costantinopoli (Tutto il movimento basiliano con a capo San Nilo si è battuto per questo). E poi l’artigianato: si pensi ai tessuti di Longobucco ancora eseguiti con tecniche antiche grazie alle numerose generazioni della famiglia Celestino.
Questi tappeti, coperte, tovaglie, vestiti ecc. parlano ancora del tempo che fu. Tempo ancora attuale ! Quel tempo che tanto ha da insegnare alle nostre generazioni. Specialmente nel campo dell’ambiente. Tutto ciò che serviva per questi manufatti di tessili venivano, fino a pochissimo tempo fa, rinvenuti in loco. Si pensi alla seta (le donne longobucchesi portavano i bachi nel seno per farli schiuderli). Si pensi alla ginestra (spartium junceum ) una pianta da fibra che serviva a creare tessuti molti resistenti e colori indelebili. L’esteso territorio di Longobucco ancora oggi è ricco di questa pianta. Ma non viene raccolta più. Eppure, potrebbe benissimo supplire le fibre sintetiche e artificiali che procurano tante allergie. I tessuti longobucchesi sono come dei libri che parlano dello splendore di un tempo, di mitologia e leggende .Sono testimonianze del tempo che fu insieme alla stessa gastronomia e i modi di conservazione dei cibi. Una antichità che continua ad essere moderna
Insomma, la cultura che ancora oggi si può scoprire nella tradizione, nell’artigianato, nei canti e nel folklore e, soprattutto, tra le pieghe dei resti archeologici e amabilmente ammirabile nella visione incantata dei suo tesori d’arte che sono stati il fondamento della civiltà europea (e di parte di altri continenti) e che continuano a caratterizzarla
Una storia gloriosa che ci racconta l’ammirazione di tutto il mondo per questa civiltà magno greca-bizantina.
Tutti ammiravano l’opulenza, la raffinatezza dell' antica Sibaris ( Συβαρις) fondata dagli Achei nell' VIII sec. a.C (si parla del 720 A.C.)., e che nel VII-VI sec. fu la colonia magno-greca più importante, tanto da diventare madrepatria di altre colonie tra le quali Poseidonia (Paestum), Laos e Scidro (Skidros). Il suo dominio, dice Strabone, si estendeva su un territorio vastissimo, compreso il Tirreno, con 4 popoli e 25 città
Un periodo felice, di grande splendore e di grande floridezza economica.
Ciò è testimoniato dagli scavi archeologici che hanno portato alla luce ceramiche, ori, monete di grande pregio, e i resti di geniali costruzioni (tra cui un teatro ed un edificio termale) e addirittura di un alaggio per le riparazioni delle navi .
La vita lussuosa che menava questa città la si ricava anche dai ricchi corredi tombali.
I reperti si possono ammirare nel Museo archeologico nazionale della Sibaritide anche se purtroppo alcuni reperti sono finiti in altri musei (soprattutto quello di Reggio Calabria ). Importanti quelli trovati nella zona archeologica di Paludi e quelli del parco archeologico di Francavilla
Sibaris fu distrutta nel 510 A.C ad opera di Kroton che addirittura deviò il Crati per coprirne i resti.
Si cercò di rifondarla più volte finchè riappare sotto il nome di Thurium (dove mori lo storico Erodoto che aveva contribuito a fondarla) e successivamente di Sybaris-Copia
Da questa città prende il nome la pianura più grande della Calabria. Il relativo territorio prende il nome di Sibaritide.
La Sibaritide è un verde e fertile lembo di terra che si affaccia su tutto lo jonio cosentino, incastonato tra il massiccio del Pollino (nord/est) e l' altopiano della Sila (sud.). Su questa fascia di terra la natura ha voluto imprimere le sue più belle poesie. Queste incantevoli impronte della natura che vanno dai paesaggi favolosi e dai panorami mozzafiato della Sila a speroni di roccia scolpiti dal vento e ad insenature create dallo scorrere del fiume Crati che ha contribuito con i suoi detriti ad influenzare la morfologia del territorio, si armonizzano molto bene con le opere eseguite con grande maestria dagli antichi avi che ebbero a capire la bontà di questo territorio che con la sua fertilità ha dato agrumi di ottima qualità e olio di oliva apprezzato in tutto il mondo. Ma ha dato soprattutto un salubre clima. Nella sua pianura c’è un’ eterna primavera e quando fa proprio caldo c’è il mare jonio a rinfrescare. Impossibile descrivere a parole lo scenario che si presenta al visitatore attento. Di questa terra si sono innamorati tutti gli antichi. E i saggi antichi hanno capito che invece di sfruttarla, depredandola come poi fecero purtroppo i popoli più moderni che si sono avvicendati con le loro dominazioni (da considerare vere e proprie invasioni) e come del resto sta facendo i contemporanei, occorreva valorizzare il territorio con opere che spiccassero come diamanti in questa incastonatura naturale già di per se preziosa.
Ed ecco la grande simbiosi tra i greci e il territorio, tra i bizantini e la natura.
Un ecosistema non violentato ma esaltato dalle esigenze umane: esigenze di difesa, di qualità di vita, di arte e di spiritualità.
Quasi tutti gli agglomerati urbani presentano questo rispetto armonizzato con le esigenze artistiche e di qualità di vita
Fra tutti per importanza spiccano Rossano, Corigliano, Cariati, Trebisacce, Castrovillari, Cassano, San Demetrio Corone.

Ed ecco il Castello di Corigliano, la torre di Sant’ Angelo (detta torre stellata per la forma della sua pianta) a Rossano, il Castello di Roseto Capo Spulico come esempi di strumenti di difesa contro le invasioni. Gli insediamenti stessi si creavano tenendo conto dell’habitat onde soddisfare contemporaneamente le esigenze difensive ma anche quelle spirituali e quelle artistiche.
La invincibile Rossano, è posta su una collina rocciosa che domina tutto il golfo jonico e quindi la sibaritide
Secondo alcuni, la sua fondazione è da collegare ai Romani (194, a .C.) ma riteniamo sia corretto attribuirla al popolo degli Enotri,( tra l'XI e l'VIII secolo a.C..).
E’ certo che in epoca magno - greca (VIII-V sec. a.C.) fu il porto di Thurii, conosciuta come Ruskìa o Ruskiané, nome che mutò in epoca romana in Roscianum, con il quale compare nell'Itinerario di Antonino.
A noi piace pensare che il suo nome deriva da Rus (terra, campagna) Sanum (salubre). O forse da villa-villaggio molto ordinato. Infatti, sanus collegato a civitas sta per ordinato che si potrebbe tradurre ai nostri tempi come urbanistica molto evoluta. Infatti, l’urbanistica di Rossano è un capolavoro pur essendo stata condizionata dalla struttura naturale del territorio (una collina rocciosa che diventa con l’opera dell’uomo, che la valorizza ,una roccaforte)
Insomma, la struttura edilizia della città a forma di foglia di vite è, pur dovendosi modellare come si diceva all’impianto naturale scelto per motivi difensivi, uno degli esempi più suggestivi ed evoluti di urbanistica bizantina. In questo gradevole arroccamento si poteva entrare solo attraverso sette porte: Porta Rupa, Porta Leonarda o Nardi, Porta Giudecca, Porta Melissa poi Porta Bona, Porta Cappuccini, Porta Portello, Porta dell’Acqua.
Queste porte oltre ad essere fortificate erano vere e proprie opere d’arte.
Nonostante l’incuria dei giorni nostri, ancora oggi si rimane affascinati nell’ammirare i loro resti.
Ma anche i conventi, le chiese si sono inseriti benissimo nella natura.
Il San Marco si erge su una rupe rocciosa con cui viene a formare unico corpo proiettandosi così nel cielo quasi a sfidare i tempi e i domini
Addirittura nella parte orientale, sono state allungati i tre absidi per colmare il dislivello. Lo stesso vestibolo, aggiunto in epoca più tarda, si inserisce in modo perfetto nel contesto, armonizzandosi in tal guisa da sembrare essere previsto dalla stessa natura
La Chiesa del Patiryon è completamente immersa nella natura e con la stessa crea un’atmosfera indescrivibile. Un esempio di arte e spiritualità è il Codex Purpureo, un gioiellino insieme all’oratorio San Marco (Nel 2000 è stata pubblicata dal Comune di Rossano a cura di Tiziana Cerbino una guida pratica che contiene preziose illustrazioni delle risorse più importanti)
Insomma è una gara fra gli uomini e la natura a chi sa fare meglio e ci si copia.
Così non si sa dove finisce la leggenda e incomincia la realtà.
Chi ha scolpito i Giganti di Campana (due enormi elefanti)? La natura o l’uomo?
Chi ha dipinto la Madonna Achiropita conservata nella cattedrale di Rossano? Achiropita vuol dire non dipinta da mano umana.
Enea è nato ad Enerà, agro di Longobucco ? (Longobucco è un antichissimo borgo della Sibaritide rimasto intatto nel tempo).
Il dott. Vincenzo Astorino uno studioso locale che si occupa di Storia e Mitologia asserisce ciò in un libro di prossima pubblicazione dal titolo “Civiltà millenaria del Golfo Jonico” Ionios Kolpos nel quale sostiene che Enerà era la residenza estiva di Venere madre di Enea.
Insomma così come ce l’hanno lasciata i greci e i bizantini la sibaritide è un tesoro di storia, arte, spiritualità, mitologia, leggende, paesaggi, panorami, borghi antichi, mare stupendo e montagne maestose.
Ciò vuol dire che la sibaritide è gloria e vanto dell’Italia tutta. Solo visitando questo territorio e leggendo un po’ della sua storia si capisce che la Sibaritide, legata al mondo intero, può essere e deve essere un vanto dell’Italia
Il simbolo di questa grandiosità è costituito dal preziosissimo Codex Purpureous Rossanensis conservato nel Museo Diocesano di arte sacra.
Espressione del paziente lavoro dei monaci Basiliani che hanno raggiunto il massimo culturale e spirituale con il rossanese San Nilo, è uno dei codici più antichi al mondo se non unico nel suo genere. È composto da 188 fogli, impreziosito da 15 tavole miniate d'inestimabile bellezza artistica e con ricche simbologie spirituali.
Ma tutto qui richiama la fecondità artistica, intellettuale e spirituale di questa terra
Elenchiamo, riservandoci la mappatura completa, a titolo di esempi:
Corigliano
- Castello Ducale (1073)
- Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore (X sec.)
- Chiesa del Carmine (1493)
- Chiesa di Sant'Antonio (prima metà del XV sec.)
- Chiesa collegiata di San Pietro
- Chiesa di Santa Chiara o delle Monachelle (1757-1762)
- Chiesa di S. Francesco di Paola (XVI sec.)
- Chiesa della Riforma (1686)
- Romitorio di San Francesco
- Chiesa di Sant'Anna (1582)
- Porta dei Brandi
- Palazzo San Mauro
- Ponte Canale (1480)
- Monastero italo-greco di S. Maria del Pátire (1101-5)
- Acquedotto di epoca ellenistica-romana in località Fonte del Fico
- Resti di ville romane in località Malconsiglio-Matavaia
- Tombe di epoca ellenistica in località Villaggio Thurio
- Villaggio Neolitico (4.000 a.C.) in località Favella della Corte

Rossano
- Grotte (Laure ed Eremi) che rappresentano testimoni del "monachesimo italo-greco" detto anche basiliano
- Cattedrale Maria Santissima Achiropita (XIII sec.)
- Chiesa di San Marco (X sec.)
- Chiesa della Panaghia (XII sec.)
- Chiesa di San Bernardino (1428-60)
- Chiesa bizantina di S. Maria del Pilerio
- Chiesa di Santa Maria del Patire
- Oratorio di S. Marco (IX-X sec.)
- Chiesa di San Nilo
- Chiesa di San Francesco di Paola (XVI sec.)
- Chiesa di Santa Chiara (XVI sec.)
- Torre Stellata (XVI sec.)
- Palazzo De Rosis
- Torre dell'Orologio
-Museo Diocesano
Castrovillari (le origini si fanno risalire all’età del ferro. Sono stati trovati però resti paleolitici e neolitici)
- La Chiesa di S. Maria del Castello (1090)
- Castello Aragonese (1490)
- Chiesa di S. Giuliano (1264)
- Chiesa delle Pentite o S. Antonio
- Convento di S. Francesco d'Assisi e Chiesa della SS. Trinità (1220)
- Chiesa di S. Francesco di Paola (ex Monastero delle Clarisse, 1562)
- Chiesa di S. Maria di Costantinopoli
- Cappella di S. Maria delle Grazie ('500)
- Chiesa di S. Vito (XVI sec.)
- Chiesa di S. Maria della Valle (XV sec.)
- Palazzo Gesualdi (XVI sec.)
- Palazzo Salituri alla Giudeca ('500)
- Palazzo Gallo (XVI sec.)
- Palazzo Cappelli (1777)
- Palazzo Rescia ('800)
- Palazzo Laghi (XVIII sec.)
- Palazzo Turco (XIX sec.)
- Palazzo Calvosa (XIX sec.)
- Palazzo Salituri (XIX)
- Ponte della Catena
- Grotte eremitiche (VII-VIII sec. d.C.)
- Monte Pollino
- Gola del Coscile
- Bosco di Pollinello
- San Demetrio
- Chiesa di S. Adriano (XI sec.)
- Chiesa di San Demetrio Megalomartire
- Grotta di San Nilo
Amendolara
Chiesa Matrice di Santa Margherita Vergine e Martire
- Castello (restaurato nel 1239)
- Cappella dell'Annunziata o Cappella dei Greci, o Santa Maria della Lista (IX-X sec.)
- Chiesa di San Giovanni o Chiesa Armena (X sec.)
- Chiesa di Santa Maria
- Palazzo Andreassi
- Palazzo Blefari
- Palazziata
- Palazzo Pucci di Amendolara (1736)
- Palazzo Grisolia (1521)
- Chiesa di San Domenico (1660)
- Cappella di Sant'Antonio Abate (origine bizantina, rifatta nel 1930)
- Cappella di Santa Lucia (1960)
- Chiesa di San Giovanni
- Cappelle gentilizie di Sant'Anna e di San Rocco
- Museo archeologico statatale Vincenzo Laviola
- Area archeologica della città greco-arcaica di Lagaria
- Torre Spaccata (1517)
- Cappella della Madonna delle Grazie nel bosco di Straface
- Sorgente di Trastullo
- Museo Archeologico statale Vincenzo Laviola
- Chiesa di S. Maria Maggiore
- Chiesa dell'Annunziata (1269)
- Chiesa di San Nicola Ante Castillum o San Nicola di Mjra (XI sec.)
- Resti del Castello
- Chiesa della Madonna del Rinfresco (1521)
- Chiesa ed il convento di San Francesco di Paola ('500)
- Basilica del Beato Angelo d'Acri
- Chiesa di Santa Chiara (1724)
- Chiesa e Convento di San Domenico (1524)
- Chiesa e Convento dei Cappuccini (1590)
- Chiesa di S. Francesco di Paola ('500)
- Chiesa di S. Nicola
- Chiesa di S. Caterina
- Palazzo Sanseverino (XVII sec.)
- Palazzo De Simone-Julia
- Palazzo Julia (XV sec.)
- Palazzo Padula
- Palazzo Astorino Giannone
- Palazzo Spezzano
- Palazzo Civitate
- Serra Crista di Acri
- Visita di San Demetrio Corone
- Abbazia di Sambucina
Cordialmente
San Fili, 08 Aprile 2009

Il Coordinatore della Sibaritide Il Coordinatore Regionale
Avv. Vincenzo Iapichino Avv. Antonio Iaconetti

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